Ucraina, quattro amici in viaggio da Prato per salvare profughi

Andrea Zaccardo con i suoi compagni è partito venerdì sera dopo il turno in fabbrica: ora quattro donne e quattro bambini sono al sicuro

Gli aiuti in partenza da Prato

Gli aiuti in partenza da Prato

Prato, 9 marzo 2022 - La voce trema mentre parla. Racconta a ruota libera tanta è ancora l’adrenalina. Andrea Zaccardo, 38 anni, dipendente di un’azienda tessile di Prato, venerdì sera è partito per un viaggio che mai avrebbe creduto di fare. Oltre 4.000 chilometri al volante con un po’ incoscienza, tanta volontà e la tenacia di chi a 38 anni ha tre amici speciali sui quali contare, sempre e comunque, anche in questa occasione. Sono partiti nel fine settimana con due auto stracariche di aiuti, senza sapere bene dove andare con in mente solo un obiettivo: recuperare profughi da portare in salvo.

Alla fine la loro impresa ha permesso a quattro donne e quattro bambini, il più piccolo di 10 mesi e il più grande di 4 anni, di essere oggi al sicuro nella casa del parroco di Tavola don Alessandro Magherini. E’ avvenuto tutto in una manciata giorni: l’idea di partire è nata mercoledì della scorsa settimana, poi la telefonata gli amici e la partenza il venerdì alle 18 subito dopo il turno in fabbrica. Un panino al volo e via verso l’Ucraina.

"Non so nemmeno come spiegarlo, ho una figlia piccola, mi sono sentito di dover fare qualcosa", racconta Zaccardo. "Il parroco di Tavola ci ha messo in contatto con delle donne che stavano cercando il modo di venire a Prato così ho deciso di andare a prenderle. Quando l’ho detto ai miei amici Niccolò, Giacomo e Niccolò mi hanno subito detto che sarebbero venuti con me: abbiamo riempito due auto con generi di prima necessità e ci siamo messi in viaggio subito dopo essere usciti dal lavoro". Durante il tragitto un contrattempo: le donne che avrebbero dovuto incontrare al confine con l’Ucraina erano salite su un pullman per Praga.

"Siamo stati avvertiti dal parroco e abbiamo deviato il tragitto", racconta. I quattro amici sono arrivati al convento delle suore carmelitane di Praga che stanno accogliendo profughi: "Abbiamo consegnato gli aiuti e siamo subito ripartiti, domenica eravamo in città, da buoni pratesi pronti per entrare a lavorare lunedì mattina", scherza Andrea. Un fine settimana passato nel tempo di viaggio senza sosta, con pranzi e cene al volante e tanta speranza. L’andata è stata quasi scanzonata, ma nel ritorno era impossibile non essere coscienti di tutto. "Vedevo quelle donne che guadavo il vuoto e che iniziavano a piangere. Vedevo quei bambini così piccoli. Non vogliamo essere eroi, vogliamo solo essere testimoni", aggiunge. "Alla stazione di Praga abbiamo visto scene strazianti con persone ammassate e disperate".

Il viaggio di ritorno è stato segnato da un momento che Andrea e i suoi amici non dimenticheranno mai. "Una delle donne ci ha chiesto di passare da Zebrah così abbiamo fatto una deviazione di un’ora", dice. "Era notte, la figlia di due anni dormiva nel seggiolotto dell’auto: quando siamo arrivati c’era il marito in strada. Lo voleva salutare un ultima volta. Quell’uomo vestito con abiti civili ha baciato la sua bambina, ha abbracciato la moglie ed è partito per andare a combattere per il suo paese. Abbiamo pianto per loro e anche ora mi emoziono". Oggi grazie a questa impresa otto persone sono al si curo nella parrocchia di Tavola ma il loro cuore è a pezzi.

Silvia Bini