Ucraina, "Famiglie divise dal conflitto, siamo sempre in ansia per i nostri cari"

Le ucraine Maria, Olga, Caterina e Maria, a Pistoia da anni, sono sconvolte. "La mia bambina mi ha detto: ora non scappo più"

Le donne ucraine che vivono a Pistoia, preoccupate per i loro familiari

Le donne ucraine che vivono a Pistoia, preoccupate per i loro familiari

Pistoia, 8 marzo 2022 -"Sta rovinando il presente e il futuro del nostro popolo, sta distruggendo il nostro Paese passo dopo passo. E soprattutto, sta uccidendo tanti innocenti". Maria, cittadina ucraina ma ormai pistoiese d’adozione (vive in città dal 1998, ndr), alza innavertitamente il tono quando parla di Putin e della brutale invasione russa ("Ha bombardato Kiev alle 4 di mattina, come Hitler nella seconda guerra mondiale", ricorda) nella sua terra natale. Terra dove tuttora vive la sua famiglia, al pari di quelle delle sue connazionali Caterina, Olga e Maria, tutte ormai da tempo stabilitesi a Pistoia per lavoro e tutte unite nella sofferenza in questi giorni d’angoscia.

"Per fortuna possiamo ancora comunicare – dicono – sentire le loro voci è già un piccolo conforto". Ma la paura resta grande, tanto che Maria si commuove facendoci vedere le ultime foto dei suoi nipoti, che vivono con i genitori nella periferia di Leopoli: "Per fortuna sono zone ancora non eccessivamente colpite, ma per loro è comunque un dramma. Quando sentono gli spari si nascondono nel bagno, col cappuccio a coprire la testa – ci racconta – dormire la notte è quasi impossibile, non appena iniziano a suonare le sirene devono uscire di casa in fretta e furia per ripararsi nei rifugi. Spero che riescano a fuggire, perché è davvero logorante". Logorante per i bambini ma logorante anche per le madri, spesso da sole considerando che buona parte degli uomini sono sul campo, pronti a fare la propria parte per resistere.

"Mio figlio non era un militare – le fa eco Caterina – adesso lo è diventato per difendere la patria. E chi non può combattere fabbrica molotov". La sua famiglia è più vicina al cuore del conflitto, tanto che anche la possibilità di scappare non è che una chimera: "Mia figlia vive vicino al Donbass – spiega ancora Caterina – là si respirava la guerra già da tempo, tanto che a inizio maggio aveva finalmente prenotatato un biglietto di sola andata per trasferirsi altrove". Troppo tardi, purtoppo. "Mi ha detto: mamma, ormai non scappo più", è lo straziante racconto. "Scappare con i bimbi piccoli è praticamente impossibile – afferma Olga – alle frontiere ci sono file ferme per chilometri e chilometri, con il freddo che picchia duro. Mia figlia ci ha provato, resistendo in auto con la sua bambina per due giorni e due notti. Ma alla fine erano stremate e sono dovute tornare indietro". Storie che sono come cazzotti nello stomaco. Anche se, parlando della solidarietà pistoiese, un piccolo sorriso torna a far capolino sui loro volti: "Sentiamo l’abbraccio dell’Italia e di Pistoia, un aiuto non solo morale ma concreto – chiude Maria – qua ci sentiamo a casa, tante persone ci chiedono come vanno le cose e si fermano a piangere insieme a noi".

Intanto continua fino a domani alle 18 la raccolta umanitaria lanciata dalla comunità ucraina pistoiese e dai dipendenti ucraini della Giorgio Tesi Group, Dmitry e Marina. Nella prima fase sono state raccolte ben 90 tonnellate tra cibo, vestiario e medicine, già consegnate o in procinto di esserlo. Dall’Ucraina è poi arrivata la richiesta prioritaria di cibo non deperibile, medicinali e materiale per medicazioni (no vestiario dunque), per questo la raccolta presso l’azienda di Badia è stata prorogata.