Riaperture: gli italiani hanno ancora paura. Solo il 55% andrebbe in un locale

L’onda lunga delle restrizioni condiziona le scelte: sì agli acquisti nei negozi, timori per i cinema e teatri

Gli italiani e le riaperture

Gli italiani e le riaperture

di Antonio Noto*

Con il calendario delle riaperture, presentato dal presidente del Consiglio Draghi durante la conferenza stampa di venerdì, i cittadini iniziano a respirare aria di ripresa, non solo a livello sociale ma anche sul versante economico. Ma dopo un anno di lockdown, zone rosse, arancioni e gialle la paura e il timore di restare contagiati resta alta. Così anche se la reazione è stata positiva ed il messaggio, come vedremo nei dati del sondaggio di seguito riportato, è stato accolto come un concreto segnale di speranza, il programma presentato dal Governo è condizionato da un importante vincolo: ovvero che solo le regioni che ricadranno nella fascia gialla potranno rispettare quanto previsto dal calendario (ad eccezione delle scuole che vedranno gli studenti in aula anche in zona arancione o rossa, a seconda che siano secondarie di primo o secondo grado).

Quindi ad un forte messaggio di ottimismo verso l’immediato futuro si associa un dubbio che potrebbe trasformarsi in un boomerang sociale e depressivo. Cioè quale sarà la reazione dei cittadini e degli operatori economici in quelle regioni che a breve non rientreranno nella fascia gialla? È chiaro che lo scorso venerdì si sia voluto dare un messaggio positivo, e ben venga visto il clima depressivo in atto, però si sarebbe dovuto anche mettere un po’ più l’accento sui vincoli che potranno condizionare le riaperture e non far passare unicamente l’attesa del ’liberi tutti’, soprattutto se questo non sarà vero per alcuni già dal prossimo 26 aprile, data di inizio del calendario di ripresa di diverse attività finora chiuse. Questo concetto, infatti, si evince dall’analisi demoscopica effettuata dall’Istituto Noto Sondaggi visto che la maggior parte della popolazione (62%) è convinta che le regole delle riaperture saranno uguali per tutti e non condizionate dai colori in cui ricade ogni regione. Se, infatti, complessivamente, gli italiani chiedono le riaperture – questa è l’indicazione fornita dal 59% – è altrettanto evidente che i nostri concittadini siano pervasi da un forte sentimento di paura. La gran voglia di uscire all’aperto, di frequentare ristoranti e bar, è condizionata nel 69% dei casi comunque alla possibilità che queste strutture ricettive dovrebbero garantire tutte le norme di sicurezza e di distanziamento per far fronte al pericolo del contagio.

Tutte le regole per i ristoranti all'aperto

Cosicché se il 64% degli intervistati si dichiara disposto ad entrare in un negozio di abbigliamento o di calzature, questa propensione scende vistosamente nel momento in cui si chiede se farebbero altrettanto nel caso di bar, ristoranti, palestre, piscine e musei. Si scopre così che la paura del virus è ancora fortemente sentita dalla popolazione, seppure dal governo arrivi una spinta a superare questo timore e trovare soluzioni per convivere – pur nel rispetto di un rigido protocollo – con il Covid. Così scopriamo che mentre se oggi i bar fossero aperti il 59% della popolazione pensa che li frequenterebbe, solo il 55% si siederebbe in un ristorante per pranzare o cenare. Invece per i teatri, cinema e palestre gli italiani, pur dichiarandosi ’aperturisti’, sono un po’ più cauti nel pensare di frequentarli in quanto forse in questi luoghi c’è un maggiore timore del contagio. Insomma dopo più di un anno dal primo lockdown gli italiani chiedono alla politica un compromesso con il Covid, ma mostrano ancora una forte paura.

La rivolta dei locali senza dehors

*direttore Noto Sondaggi