"Aperti solo due giorni su cinque. Il peso dei costi ci sta stritolando"

Prato, azienda tessile costretta a rallentare la produzione: "Prezzi dell’energia alle stelle, bollette insostenibili"

L’imprenditore Daniele Luconi nella sua tintoria di Montemurlo (Foto Attalmi)

L’imprenditore Daniele Luconi nella sua tintoria di Montemurlo (Foto Attalmi)

Prato, 15 marzo 2022 - Quello che finora era un allarme adesso non lo è più. Il distretto tessile di Prato stritolato dal caro energia inizia la resa e per la prima volta nella storia recente, si iniziano a vedere aziende chiuse per alcuni giorni alla settimana.

È l’ultimo disperato tentativo di resistere a costi abnormi che hanno gonfiato le bollette fino a farle schizzare da 30.000 a 160.000 euro al mese solo per il gas. È il caso della Trafi Creazioni Tessili, tintoria storia incastonata nel tessuto industriale di Montemurlo nella provincia di Prato, che ha deciso di fermare la produzione tre giorni su cinque.

Accendere le caldaie per dare il via ai macchinari che servono per tingere matasse e tessuti significa mettere in conto 5.000 euro al giorno, davvero troppo per imprese conto terzi - soprattutto tintorie e rifinizioni le più colpite dai costi energetici - alle prese con bilanci sempre più esigui. I margini di guadagno non ci sono più e aprire significa solo rimetterci. La strategia è cercare di mantenere in vita le attività in vista di una miglioramento dei prezzi, ma l’ossigeno ormai scarseggia così come i conti a fine mese non tornano da troppo tempo. E tutto questo accade nel momento in cui il distretto avrebbe finalmente potuto tirare il fiato e uscire dalla crisi imposta dal Covid. Il paradosso infatti è che le aziende restano chiuse, mentre avrebbero così tante commesse da poter lavorare anche di notte, cosa che non si vedeva a Prato dagli anni d’oro del tessile. "Sono quaranta anni che lavoro in fabbrica e una situazione come questa non l’avevo mai vista".

A parlare è Daniele Luconi imprenditore di lungo corso, titolare della Trafi Creatività Tessile di Montemurlo, tintoria che impegna 30 lavoratori e in cui da alcuni giorni giorni viene applicata la settimana corta cercando di concentrare il più possibile il lavoro nelle 48 ore in cui si dà la via alle caldaie. "Lavoriamo a regimi altissimi per due o tre giorni la settimana poi siamo costretti a restare chiusi", spiega. "I dipendenti smaltiscono le ferie, dove posso attivo la cassa integrazione, ma siamo davvero all’assurdo. Così non possiamo andare avanti, il tempo è già caduto".

Dopo una settimana di riunioni con i colleghi del settore, tintorie e rifinizioni di comune accordo, hanno deciso di lasciare invariati i listini e applicare un ticket energetico calcolato ogni giorno in base al prezzo del gas. "Non si tratta di aumenti definivi, ma è un contributo al pagamento delle bollette, quando i costi torneranno nella norma le maggiorazioni saranno eliminate", conferma Luconi. Il problema però è il tempo. Il distretto non ne ha. Le più colpite da costi del gas quintuplicati in tre mesi sono le imprese del settore della nobilitazione: tasselli preziosi della filiera tessile mai come oggi a rischio estinzione.

Silvia Bini