Il vaccino Sputnik made in Brianza spiazza tutti

Fontana esulta ma poi la Regione prende le distanze. Gelo da Governo e Ue. L’intermediario: non mi stupisco, la politica non ci ha mai contattato

Il vaccino russo Sputnik V potrebbe essere prodotto anche in Brianza

Il vaccino russo Sputnik V potrebbe essere prodotto anche in Brianza

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Milano - Dalla Regione alla Commissione Europea passando per il Governo: ha preso tutti in contropiede la notizia, anticipata ieri dal Giorno, dell’intesa che consentirà di produrre il vaccino russo Sputnik V in Italia, a Caponago, in provincia di Monza. Qui ha sede la Adienne, azienda consociata del gruppo elvetico Adienne Pharma&Biotech che ha firmato un accordo col fondo sovrano russo per la produzione del siero anti-Covid al quale l’Agenzia Europea del Farmaco non ha ancora dato l’ok.

A spingere per l’adozione del vaccino russo è stata, in queste settimane, la Regione, che ieri è incappata in un cortocircuito comunicativo. In mattinata il governatore lombardo, Attilio Fontana, sui suoi canali social, ha dato il benvenuto al vaccino russo: "Una notizia positiva. Il vaccino Sputnik V avrà un polo produttivo anche in Lombardia. È il primo contratto europeo per la produzione locale del vaccino che nelle scorse settimane ha avviato il processo di autorizzazione per le somministrazioni in Europa". Poco dopo arriva una nota dall’assessorato regionale al Welfare, quello di Letizia Moratti. Ed è una nota piuttosto distaccata.

"Regione Lombardia – vi si legge – apprende da notizie di stampa di un accordo tra Adienne Pharma Biotech e il fondo governativo russo Russian Direct Investment Fund per la produzione in Italia del vaccino Sputnik. Regione Lombardia sottolinea la propria estraneità rispetto all’accordo citato. Tale accordo risulta esclusivamente di profilo di diritto privato tra i contraenti". Da qui la richiesta di Fabio Pizzul, capogruppo lombardo del Pd: "Fontana dovrebbe chiarire se il pensiero di chi guida la Regione corrisponde al post di giubilo per la produzione del vaccino russo in Lombardia o alla fredda dichiarazione con cui la Regione ha preso le distanze dalla vicenda".

Analogo gelo arriva dalla Commissione Europea: "In questa fase – riferiscono da Bruxelles – non sono in corso colloqui per integrare il vaccino Sputnik nella strategia vaccinale dell’Ue. Siamo fiduciosi che le nostre forniture consentiranno all’Ue di raggiungere l’obiettivo di vaccinare il 70% della popolazione europea entro l’estate". Quindi ecco il Ministero dello Sviluppo Economico, retto dal leghista Giancarlo Giorgetti, che definisce l’intesa per la produzione del siero russo a Caponago "un’operazione legittima che rientra nelle logiche di mercato" ma da non attribuire allo stesso Ministero.

A tutti risponde Vincenzo Trani, presidente della Camera di Commercio Italo-Russa che ha fatto da mediatore tra le parti: "Non mi meraviglio delle prese di distanza. Nell’ultimo anno non abbiamo mai ricevuto telefonate o email, anche solo per una richiesta di informazione, da nessun esponente del mondo politico italiano, neppure a livello regionale". Trani, 47 anni, da tempo a Mosca quale fondatore di Mikro Kapital, si è speso da novembre per arrivare all’"accordo storico", come lo ha definito, fra il fondo sovrano russo e l’azienda Adienne. E rivendica la sua attività da tessitore: "Come Camera di Commercio Italo-Russa, il nostro lavoro è promuovere le opportunità fra Italia e Federazione Russa mettendo in contatto le aziende. Quest’attività è stata condotta in modo gratuito. Come cittadino italiano sarei felice di aiutare il Paese nella risoluzione di un problema molto importante".