Avanzata dei Talebani in Afghanistan, la Nato: "No a prese di potere con la forza"

L'Alleanza avverte i miliziani alla riconquista del Paese. Gli Usa trattano per salvare l'ambasciata, la Turchia per evitare l'esodo dei rifugiati

L'avanzata dei Talebani sta creando una nuova ondata di rifugiati

L'avanzata dei Talebani sta creando una nuova ondata di rifugiati

"I Talebani devono capire che non saranno riconosciuti dalla comunità internazionale se prenderanno il Paese con la forza. Restiamo impegnati a sostenere una soluzione politica del conflitto". Lo ha detto il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, dopo una riunione del Consiglio Nord atlantico. I Talebani, approfittando del ritiro delle truppe americane, hanno intrapreso una campagna di riconquista del potere che sta progredendo velocmente. Già prese quasi tutte le province del Paese ele città chiave di Kandahar e Herat. La conquista di Kabul è a un passo, mentre il mondo cerca di fronteggiare l'avanzata in ordine sparso. "Il nostro obiettivo resta il massimo sostegno possibile al governo afghano ed alle forze di sicurezza afghane", assicura Stoltenberg. "Continuiamo a valutare gli sviluppi sul terreno - continua Stoltenberg - e siamo in contatto costante con le autorità afghane e con il resto della comunità internazionale".

Inanto la Farnesina mantiene il più stretto contatto con il dipartimento di Stato Usa. Ieri il segretario generale Ettore Sequi ha sentito il vice segretario di Stato, Wendy Sherman, con la quale ha convenuto l'ulteriore rafforzamento del coordinamento fra le ambasciate dei Paesi alleati a Kabul, oltre che a livello bilaterale, e ha discusso delle iniziative in essere e di quelle che potranno essere intraprese in considerazione del peggioramento del quadro di sicurezza sul terreno. 

Tra i tanti, c'è il nodo delle ambasciate. Danimarca e Norvegia hanno chiuso le loro, mentre la Russia al momento non intende evacuarla. Negoziatori americani invece starebbero cercando di convincere i miliziani a non attaccare l'ambasciata Usa di Kabul, se non vogliono mettere a rischio l'invio di aiuti in futuro. La trattativa è in mano al capo della missione americana Zalmay Khalilzad, secondo quanto riporta il New York Times. L'obiettivo è assicurare una evacuazione senza rischi per tutto il personale dell'ambasciata. Giovedì il dipartimento di Stato aveva annunciato l'invio di 1.400 soldati a protezione dell'ambasciata, spiegando che il personale sarebbe stato trasferito all'aeroporto internazionale di Kabul. L'ambasciata a Kabul ha comunque invitato i cittadini americani in Afghanistan ad abbandonare il Paese "con voli commerciali" e di non aspettarsi di salire su aerei governativi.

L'altro fronte caldo è quello dei rifugiati, che in questo momento interessa la Turchia, con il governo che è alle prese con le polemiche sui rifugiati siriani. Recep Tayyip Erdogan ha dichiarato di voler trattare con gli estremisti, ai quali chiederà di porre fine agli attacchi nel Paese e al preoccupante incremento di migranti irregolari in fuga verso l'Europa passando dalla Turchia. Erdogan ha bollato come poco importanti gli avvertimenti lanciati dai talebani alle truppe di Ankara, da sempre considerate una presenza non ostile dagli afghani, anche in virtù della medesima appartenenza religiosa. La Turchia (Paese membro della Nato) tra l'altro si sta facendo carico della sicurezza dell'aeroporto di Kabul, punto strategico da sempre nel mirino dei talebani, snodo fondamentale per missioni umanitarie, convogli diplomatici e visite ufficiali da parte del traballante governo afgano.