Zone gialle e riaperture, Crisanti attacca: "Rischiamo 600 morti al giorno"

Il virologo è critico sull'allentamento delle misure: "Le regioni torneranno presto arancioni o rosse. Il clima non ci aiuterà. E da lunedì non andrò al ristorante"

Il virologo Andrea Crisanti

Il virologo Andrea Crisanti

L'Italia è pronta a colorarsi di giallo. Il nuovo decreto del governo Draghi, infatti, reintroduce le aree con le minori restrizioni a partire da lunedì 26 aprile. In attesa del monitoraggio dell'Istituto superiore della Sanità, con i dati che certificheranno la nuova mappa dell'Italia, sarebbero 14 le Regioni e 2 le province autonome prossime alla zona gialla: Abruzzo, Campania, Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio, Liguria, Lombardia, Molise, Marche, Piemonte, Pa Bolzano, Pa Trento, Toscana, Umbria e Veneto. In bilico, tra giallo e arancione, la Puglia. Le regioni costrette invece a mantenere misure più rigide sarebbero Basilicata, Calabria, Sardegna, Sicilia e Valle d'Aosta.

"Nessuna illusione"

Il tema delle riaperture sta facendo molto discutere nelle ultime ore. Chi vorrebbe mantenere la linea del rigore è il virologo Andrea Crisanti: "Le zone gialle certamente torneranno arancioni o rosse, basta guardare la Sardegna che da bianca è diventata rossa. E non facciamoci illusioni sull'aiuto del clima: il Brasile ha una temperatura media di 26 gradi e l'anno scorso Israele è andato in lockdown a metà agosto, quindi...", ha detto ai microfoni di 'Un giorno da pecora' su Rai Radio1.  "Ciò che si può imparare su quello che si è verificato in Sardegna - ha sottolineato - è che quando si tolgono le restrizioni, le misure di controllo non sono più sufficienti, quindi è chiaro che si sbilancia tutta la dinamica dell'epidemia a favore del virus". Inoltre "la zona gialla da sola non funziona, guardiamo il caso del Veneto nella seconda ondata: è stata la regione che, in proporzione rispetto al numero di abitanti, ha avuto il maggior numero di casi e decessi".

Impennata di decessi

E proprio sui decessi, le previsioni di Crisanti sono davvero pesanti: "Se noi continuassimo a stare nella situazione attuale, da qui a un mese potremmo arrivare a poche decine di decessi. Con le riaperture aumenteranno i morti, possono arrivare anche a 500- 600 al giorno. Il rischio sono le persone che perdono la vita e posso assicurare che la maggior parte non muore in terapia intensiva, muore vigile e in condizioni di asfissia. Una fine orribile. Quindi parliamo anche di queste cose perché il rischio non è soltanto sociale, ma anche della singola persona a cui facciamo correre questo pericolo".

No al ristorante

Chiara la linea sulla questione delle riaperture dei ristoranti: "Da lunedì non andrò al ristorante perché sono convinto che è sbagliato, voglio dare il buon esempio - ha detto il direttore di Microbiologia e Virologia dell'università di Padova -. Come aiutare queste attività? Penso che ai ristoratori bisognerebbe dare esattamente quello che hanno dichiarato nelle tasse, lira per lira, anzi euro per euro".  Quanto allo spostamento del coprifuoco dalle 22 alle 23, "è ininfluente, diciamo che l'unica differenza è che alle 23 i ristoranti possono fare due turni e quindi più incassi".