Ascoli Calcio, quella 'finta' di Vivarini che chiarisce tutto

A Cittadella i bianconeri giocano una gara importante ma si fanno raggiungere ancora una volta

Mister Vincenzo Vivarini (Ascoli Calcio)

Mister Vincenzo Vivarini (Ascoli Calcio)

Ascoli, 28 aprile 2019 - Bisognerebbe scrivere facendo sbollire la rabbia, la delusione, abbassare la frequenza cardiaca e attendere che a queste si sostituiscano freddezza, lucidità, spirito critico e, nel caso specifico, capacità di analisi a 360°. Però una premessa è doverosa: non c’è bisogno di trovare un colpevole, almeno stavolta, per questo delitto. Perché di delitto, vero e proprio, si tratta. L’Ascoli ha ucciso, vedete voi di chi è la mano che ha premuto il grilletto, il sogno di un popolo intero di arrivare a Brescia, in uno stadio probabilmente festante, mercoledi pomeriggio, per giocarsi una e solo una chance di poter pensare alla serie A attraverso i playoff.

LEGGI ANCHE Cittadella Ascoli 2-2, al Tombolato il Picchio non decolla / FOTO Non è stato l’arbitro. Non è stato l’avversario, che ha giocato una partita usando un unico spartito fatto delle stesse note e degli stessi ritmi. E’ stato solo ed esclusivamente l’Ascoli ad avere ucciso questo sogno. Di chi sia la mano che ha premuto sul grilletto, oggi, non importa stabilirlo. Non serve. Non è salubre, né costruttivo. Quello che possiamo dire, avendo seguito praticamente tutta la storia di questa squadra nata dal nulla e cresciuta dopo anni di rovine, è che è veramente un peccato dover abbandonare un’idea, una chance, una prospettiva, una possibilità così stimolante per quanto storica per problemi “endogeni”. In parole povere, per problemi che dipendono dall’Ascoli stesso. Perché a Cittadella, sul risultato di 0-2, l’Ascoli ha subito due gol perché un suo difensore non ha saputo né rilanciare il pallone a cento metri di distanza, né fare fallo. E sull’1-2, tre minuti dopo, perché un altro suo difensore invece di “sentire” il suo avversario diretto, l’ha lasciato andare solo soletto a ricevere un cross al bacio del miglior crossatore del campionato. Due errori individuali che partono dalla testa. Dalla concentrazione. Dal capire dove si è e dove si vuole arrivare. C’è una cosa che va detta e scritta in tutte le lingue del mondo: la salvezza matematica di questa squadra, visto che si tratta di una creatura venuta dal nulla, è comunque una buona notizia. Ma il sogno “Serie A”, il sogno di giocarsi “da Ascoli” l’unica piccola, incredibile, chance di andare ai playoff per la serie A, andava ucciso in maniera diversa. C’è un immagine decisiva, quanto devastante. E’ l’ 80’ circa, risultato di 2-2, un rilancio del Cittadella finisce ad un passo da mister Vivarini. Nei nostri sogni l’allenatore avrebbe dovuto abbrancarla, quella sfera. Ridarla al primo giocatore in lista per farla rimettere in gioco. Prima possibile. Urlandogli di sbrigarsi, perché la clessidra stava esaurendo la sabbia. E perché col pari e con la sconfitta l’Ascoli avrebbe chiuso il suo campionato. Al Tombolato, tutti lo sanno, serviva solo la vittoria. E allora serviva abbrancarla, quella palla. E sbrigarsi. Niente di tutto questo: Vivarini si è spostato, ha lasciato sfilare la sfera. Ha preso e perso tempo. E allora abbiamo capito tutto. Purtroppo…