Attentato Istanbul, il ricercatore di Offida: "Nell'inferno turco"

Massimo D’Angelo, figlio dell’ex sindaco Lucio, è nella città turca: "Ho sentito un boato tremendo, la gente urlava. Momenti di grande paura"

Offida (Ascoli), 15 novembre 2022 - Sono le quattro e venti del pomeriggio, di una domenica di sole come tante altre, quando un boato squarcia la pace del centro della città di Istanbul, in Istiklal Caddesi, la via pedonale dello shopping. Un rumore cupo e sordo ha rotto la tranquillità di una giornata, che in molti avevano deciso di trascorrere tra i negozi del centro. In poco tempo si delinea la tragedia, il bilancio è di sei morti e 81 feriti. Momenti di concitazione, paura, poi la decisione di fuggire verso la salvezza. Tra le persone che hanno vissuto questa odissea c’era anche l’offidano Massimo D’Angelo, figlio dell’ex sindaco Lucio D’Angelo, ricercatore dell’Università di Londra, che si era spostato ad Istanbul per motivi di ricerca.

Massimo D’Angelo
Massimo D’Angelo

D’Angelo, lei al momento dell’attentato terroristico era nel centro di Istambul, cosa ricorda di quei momenti?

"Stavamo passeggiando, approfittando di una giornata di sole. Una domenica come tante nel cuore della città turca, che in poco tempo si è trasformata in un inferno. Ho sentito una forte esplosione, un rumore assordante, ero insieme ad altri due amici ricercatori, mi sono reso conto che era successo qualcosa di molto grave, ma non pensavo ad un attentato. Inizialmente ho creduto che si trattasse di un’esplosione di una palazzina a causa del gas, poi pian piano abbiamo realizzato che stava accadendo qualcosa di molto grave. Il boato ha scatenato il panico. Ricordo il fumo che si alzava, c’era molta confusione, suoni di sirene delle macchine della polizia, sui cieli si sono avvistati gli elicotteri per le ricognizioni, la gente urlava ed era in preda al panico e ha cominciato a scappare. Sono stati momenti di grande paura".

C osa avete fatto?

"Anche noi ci siamo dati alla fuga, abbiamo preso delle viuzze parallele, le meno trafficate, per raggiungere il traghetto e la parte della città più vicina all’India, quella che ci sembrava più sicura, naturalmente accompagnati da tanta paura, abbiamo temuto che potessero esserci altre esplosioni".

Qual è stato il suo primo pensiero, una volta al sicuro?

"Avvisare i miei familiari, ma non è stato semplice, i mezzi di comunicazione avevano subito un divieto temporaneo, sembra per motivi di sicurezza, poi finalmente sono riuscito ad inviare un messaggio con il quale ho rassicurato tutti. Successivamente sono riuscito a parlare anche con l’Università".

Adesso cosa farà?

"Dovevo rimanere qui fino a Natale, dopodiché sarei tornato ad Offida per le festività, al momento non so cosa succederà. E’ chiaro che la situazione non è semplice".