Nuovi guai in arrivo per l’Ast. Ciò che sta accadendo da qualche tempo nel reparto di Neonatologia dell’ospedale Mazzoni continua a destare particolari preoccupazioni. I sempre generosi infermieri impegnati quotidianamente sul campo, armati di tutta la propria passione, hanno deciso di dire basta di fronte ad una situazione di difficoltà e rischio che ormai va avanti da parecchio tempo e dinanzi alla quale non si sentono più tutelati.
La carenza del personale infermieristico presente in quel reparto sta costringendo le unità presenti a dover assumere dei carichi di lavoro eccessivamente eccedenti rispetto alle mansioni stabilite a livello contrattuale. A rappresentarli ed assisterli nell’azione posta in essere è l’avvocato Cristian Santroni. "La situazione del reparto di Neonatologia dell’ospedale di Ascoli è divenuta ormai insostenibile – spiega il legale –. Abbiamo avanzato questa diffida alla dirigenza dell’Ast interpellando il direttore generale, il direttore sanitario, il sindaco di Ascoli, la regione Marche nella persona del presidente Acquaroli e lo stesso ministero della salute. Ho preso un appuntamento telefonico per interloquire con il sottosegretario Costa che è già stato portato a conoscenza di quanto sta accadendo qui".
Nello specifico gli infermieri si vedono impegnati nel dover gestire una presenza di neonati superiore alla soglia. In questo caso parliamo di cinque bimbi, quando invece per ciascuna unità è stabilito di dover provvedere ad un massimo di tre.
"Ciò che accade è stato denunciato più volte alla dirigenza dell’Ast senza sortire alcune effetto – prosegue –. Ecco così che i dipendenti hanno deciso di rivolgersi a me prima di tutto per una propria tutela personale. Nell’eventuale sfortunata ipotesi di un danno ad un minore, in questo caso parliamo di un bimbo, la famiglia chiaramente potrà rivolgersi nei confronti della struttura che però ha un diritto di rivalsa nei confronti del responsabile. Tuttavia quest’ultimo, in sede giudiziaria, può sempre dimostrare la sua buona fede nell’aver denunciato anzitempo la propria situazione di impossibilità a far fronte a delle competenze che vanno ben oltre a quelle contrattualmente previste".
La stessa Cassazione (sezione V penale n. 121082) su tale tema ha ribadito più volte che l’infermiere non può essere adibito a delle competenze maggiori o diverse da quelle previsto dal contratto. Questo comporta delle rilevanti responsabilità di carattere penale che chiaramente l’operatore sanitario non può assumersi. "Di fronte a queste scelte dirigenziali dettate da equilibri politici o di budget rispondiamo ‘assolutamente no’ – prosegue –. In secondo luogo poi parliamo del diritto alla salute sancito dalla Costituzione (art. 32) e dalla Carta europea dei diritti fondamentali dell’uomo. Lo stesso art. 591 c.p. condanna l’abbandono di una persona incapace per qualsiasi motivo di provvedere a se stessa e per la quale l’infermiere che ne ha la custodia deve provvedere alla sua cura".
Secondo l’avvocato Santroni la questione, oltre che per la tutela dei propri assistiti, è divenuta importante soprattutto per l’interesse dell’intera comunità ascolana. "Le persone devono conoscere la preoccupante situazione che si sta sviluppando – conclude –. Un domani magari qualcuno potrebbe entrare proprio in quel reparto e quindi credo che bisogna essere consapevoli e coscienti che ci si troverà di fronte a tale scenario".