L’avvocato Alessandro Pettine ha respinto le accuse mettendosi a disposizione per chiarire tutti gli aspetti della vicenda che lo ha portato in carcere una settimana fa, a seguito di un’inchiesta della Procura di Ascoli per truffa, riciclaggio, autoriciclaggio, falso materiale aggravato; accuse contestate a vario titolo anche ad altre quattro persone indagate a piede libero e a Fabio Carpani, l’altro ascolano rinchiuso in carcere, il quale si è invece avvalso della facoltà di non rispondere. Ieri mattina infatti Pettine e Carpani sono stati sottoposti agli interrogatori di garanzia al termine dei quali i rispettivi legali, Nazario Agostini per Pettine e Umberto Gramenzi per Carpani, hanno chiesto la scarcerazione di entrambi o quantomeno i domiciliari. Ha espresso sul punto parere negativo il sostituto procuratore Mara Flaiani. Da tenere presente che, nel disporre la detenzione in carcere per Pettine e Carpani, il giudice delle indagini preliminari Annalisa Giusti ha fissato in 30 giorni la detenzione carceraria per permettere alla Procura di proseguire nelle indagini; remota dunque la possibilità di un’attenuazione della misura cautelare a stretto giro. Intanto il giudice Giusti ha dato seguito al decreto di sequestro preventivo di 151 mila euro, a vario titolo, a Pettine, Carpani e a M.Q. di Porto Sant’Elpidio e L.I. di Alba Adriatica. L’interrogatorio di garanzia è avvenuto in collegamento video tra il carcere di Marino e il tribunale di Ascoli. "Ci siamo posti fin dall’inizio con un atteggiamento di grande collaborazione mettendoci a disposizione della magistratura" ha detto al termine l’avvocato Agostini. Questo non è un processo in fatto, ma un processo in diritto; bisognerà stare attenti – ha aggiunto – a valutare se i fatti contestati siano riconducibili a reati".
Sono sette i casi di truffa contestati corrispondenti alle somme versate per complessivi 200.000 euro. Presunte vittime alcuni soggetti assistiti legalmente dall’avvocato Pettine, la cui difesa contesta in questa fase l’accusa di autoriciclaggio su cui è essenzialmente fondata la detenzione in carcere per Pettine, in riferimento al pericolo di inquinamento delle prove e di reiterazione del reato. Secondo l’accusa, le truffe ai danni dei clienti venivano realizzate dall’avvocato ascolano attraverso la formazione di falsi accordi transattivi fatti sottoscrivere dai propri clienti nell’ambito di procedimenti civili relativi a recupero crediti, pignoramenti immobiliari, procedure rilascio immobile, utilizzando anche provvedimenti giudiziari falsificati.
Peppe Ercoli