Operaio perse il braccio in un infortunio sul lavoro ad Ascoli: due condanne in Appello

Otto mesi a padre e figlia, dipendente e titola re rappresentante di una ditta di costruzioni. Secondo i giudici la vittima non avrebbe lavorato in sicurezza

Infortunio sul lavoro

Infortunio sul lavoro

Ascoli Piceno, 3 aprile 2023 – È finito con due condanne il processo d’Appello riguardante un grave infortunio sul lavoro che ha visto vittima un operaio albanese di 45 anni che a seguito di quanto accadde il 30 gennaio 2017 ad Acquaviva ha perso il braccio destro. Imputate erano due persone, una donna di 51 anni e il padre di 84, entrambi di Grottammare. La figlia è legale rappresentante della ditta Tecno Costruzioni Strade di Acquaviva di cui il padre all’epoca dei fatti, secondo la Procura di Ascoli, era dipendente e dirigente di fatto.

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Erano entrambi accusati di lesioni personali colpose. Il processo di primo grado davanti al tribunale di Ascoli era terminato con la condanna dell’anziano a 8 mesi e 10 giorni (pena sospesa) e al risarcimento dei danni in favore dell’operaio che si era costituito parte civile; assolta invece la figlia per non aver commesso il fatto. Una sentenza che, su sollecitazione della difesa della parte civile sostenuta dall’avvocata Saveria Tarquini, è stata impugnata dalla Procura di Ascoli. La Corte d’Appello di Ancona ha praticamente rifatto il processo con una nuova istruttoria dibattimentale nella quale sono stati sentiti testimoni e alla fine ha emesso una condanna per entrambi gli imputati. In secondo grado, dunque, è stata condannata anche la rappresentante legale a 8 mesi (pena sospesa); confermata al padre la condanna di primo grado. Entrambi dovranno risarcire l’operaio che si infortunò mentre lavorava per la Tecno Costruzioni Strade come carpentiere edile di primo livello.

Gli imputati sono stati assolti da altri capi di imputazione poiché gli stessi sono estinti per prescrizione. L’albanese era intento a svolgere la manutenzione di un nastro trasportatore dell’impianto di frantumazione di detriti sotto la supervisione dell’84enne. Secondo l’accusa, non indossava le previste protezioni e non era stato adeguatamente formato per quella mansione.

L’uomo rimase impigliato con la mano destra nel nastro in movimento, subendo un trauma da maciullamento dell’arto superiore: i medici furono costretti a procedere poi con una amputazione pressoché totale. "La Corte d’Appello ha riconosciuto, come da noi sostenuto, che c’è una responsabilità del datore di lavoro a prescindere dal cosiddetto "comportamento istintivo" del lavoratore. Quest’ultimo – commenta l’avvocata Tarquini – deve infatti assumere una posizione di controllo sulle fonti di pericolo, avendo obbligo giuridico di impedire sia l’evento, sia il comportamento istintivo di un operaio".