Vaccini, il dilemma della precedenza

Spunti e appunti Gli interrogativi quotidiani in attesa di arrivare alla immunità di gregge

Migration

di Ubaldo Renzi

Sempre più spesso, anche nelle Marche ci si chiede se non sia il caso di selezionare i pazienti da vaccinare. Non è un banale interrogativo, ma una scelta di infinito senso umano che mette in crisi la coscienza di ogni cittadino. I contagi e i ricoveri stanno aumentando e la situaione dell’ospedale Murri ne è la viva testimonianza. Si susseguono impennate a Fermo come nelle altre province marchigiane. Incolpare i governi, ai vari livelli territoriali, è ingiusto e fuorviante. Al contrario, è oggettivamente dimostrato che le impennate del contagio lo si deve al comportamento di tutti noi. Si apprendono continue notizie di assembramenti, senza o con le mascherine mal messe, di cene in famiglia in cui non ci si saluta solamente con l’avambraccio, di scolari che entrano ed escono con la mascherina sotto il naso, lunghe file davanti agli uffici postali, dove la distanza personale è difficile da mantenere. Così come è pur difficile, se non impossibile, mantenere le distanze interpersonali tra gli studenti, in entrata e in uscita, nei corridoi, come nei bagni delle scuole. Purtroppo, sono bastate quelle mini unità dello zero-virgola, senza alcun rispetto, per moltiplicare il virus. Si è consapevoli di non essere sparuta minoranza nel ritenere rigoroso rispetto delle norme di sicurezza da osservare, essendo la sola e la più efficace via per ridurre ai minimi termini il virus? Tutti siamo stanchi di una così limitante libertà e rispettare le norme conseguenti, di non poter pranzare o cenare con familiari non conviventi e non poter frequentare luoghi chiusi di varia utilità ed interesse. D’altronde, sono risultati vani i tentativi di limitare o chiudere piazze, gallerie, teatri etc. Ad onor del vero, le impennate non possono essere attribuite totalmente alla minoranza irrispettosa dei consigli del governo, ma anche a quella parte di cittadini consapevole e, tuttavia, incapace di resistere a taluni vietati comportamenti. Da tale e diffusa analisi, sta nascendo una visione prospettica in chiave interrogativa. Questa. Essendo fattore vero che la sola luce in fondo al tunnel è quella dei vaccini, la cui quantità assegnataci non può garantire, se non in tempi lunghi, l’immunità a tutti gli Italiani, si dovrà scegliere chi vaccinare prima? Ed ancora, mentre il sistema socio-economico-industriale è in stato comatoso, come ben sanno non solo i nostri calzaturieri, si pone il quesito se non sia opportuno e giusto vaccinare prima i professori, gli studenti, gli imprenditori e gli operai delle loro aziende, che garantiscono, comunque, occupazione e reddito? Sono numerose le voci dal mondo del lavoro della provincia di Fermo che si chiedono cosa accadrebbe in caso che la vaccinazione venissse protratta sino all’inoltrato inverno prossimo, con moltissime aziende in crisi eo chiuse con una cassa integrazione che, dopo marzo, il Governo non ha più risorse per riattivarla, se non con fondi straordinari da sottrarre ad altri settori primari. Si può naturalmente concludere che tutti gli interrogativi quotidianamente postici, da scienziati ed economisti, cadranno nel nulla se i quaranta milioni di italiani necessari per garantire l’immunità di gregge, saranno vaccinati entro estate-inizio autunno come promette il governo. Avere fiducia nell’italianissimo vaccino, già in fase sperimentale, sarebbe il più gioioso risultato per gli italiani tuttx