Ascoli, Buttafuoco e Paola Prestini chiudono la Milanesiana

Prima lo spettacolo del giornalista, poi spazio a Labyrinth, il concerto-installazione della compositrice che al Carlino si racconta in una bella intervista

La compositrice Paola Prestini

La compositrice Paola Prestini

Ascoli, 15 luglio 2018 – Si chiuderà questa sera l'avventura ad Ascoli della Milanesiana, festival culturale e interdisciplinare ideato e diretto da Elisabetta Sgarbi. Alle 11,30 di oggi è stata inaugurata la mostra ‘Le Storie Natuali’ di Luigi Serafini al Forte Malatesta, alla quale sono intervenuti, oltre all’artista, Vittorio Sgarbi e Stefano Papetti. Il sipario si aprirà stasera sullo spettacolo di Pietrangelo Buttafuoco, ‘Ti ha ucciso la Sicilia per mano dell’Italia. a 50 anni dal terremoto del Belice. Epica, destino e vita di Ludovico Corrao il ricostruttore’, che andrà in scena alle 21 nella splendida cornice del teatro dei Filarmonici. La giornata si concluderà con Labyrinth, il concerto-installazione della compositrice Paola Prestini ispirato da un racconto di Anais Nin: ‘The House of Incest’, dedicato al concetto del sé diviso, e Room No. 35, un vero e proprio labirinto creato con tecnologia avanzata per descrivere gli intimi tormenti umani e il bisogno di controllo. Attraverso la performance virtuosa di Jeffrey Zeigler al violoncello, Paola Prestini porterà il pubblico dentro ai suoi sogni carichi di sensualità, accompagnati da una fantasmagoria di proiezioni visive. L’idea del labirinto è alla base dello spettacolo che porterà in scena al Filarmonici. Cosa rappresenta questa immagine all’interno del suo lavoro? «Labyrinth esplora in profondità le potenzialità della tecnologia, sia dal vivo sia nell'elettronica, che qui agisce come uno strumento in sé. Di base, si tratta di un concerto sull'identità, con un'orchestra costruita su più livelli, in questo caso molti strati di violoncello». Il concerto-installazione è ispirato ad un racconto di Anais Nin. Come è avvenuta questa trasposizione? «Sono sempre stata un’amante di Anais Nin, questo pezzo è stato ispirato dal suo racconto “La casa dell’incesto”. Ho usato Labyrinth per identificare le voglie nascoste del cuore, i recessi oscuri della mente, cercando infine di unificare gli impulsi dello spirito umano tramite il mondo dei suoni». Quando è nata la sua passione per la musica? «Ero molto giovane. Scrivo musica da quando avevo nove anni e provengo da una famiglia di musicisti e amanti della musica. Mio nonno paterno faceva parte dell’orchestra della Nbc, dove ha suonato con Arturo Toscanini; mio padre ha un'azienda che produce strumenti musicali e mia madre si è da subito appassionata al mio percorso e mi ha sostenuta». A quali compositori si ispira e qual è il suo ‘padre spirituale’? «Sono stata fortunata a poter definire Philip Glass e John Zorn amici e mentori, e mi sono innamorata di loro sia come persone sia come "agitatori", "shakers", nel mondo della musica. Sono una fan anche della world music e del jazz e sto scoprendo costantemente nuovi suoni attraverso il mio National Sawdust, che ho creato a Brooklyn». Nel concerto di domani si esibirà insieme al violoncellista Jeffrey Zeigler. Come è nata questa collaborazione? «Jeffrey e io ci siamo incontrati alla Juilliard School e abbiamo perfezionato la nostra collaborazione come compagni nella vita e nella musica. Jeffrey per otto anni è stato parte, come violoncellista, del Kronos Quartet con cui ha girato il mondo, esperienza che ha dato una straordinaria ricchezza alla sua interpretazione e alla sua visione della musica». La sua, del resto, è arte interdisciplinare. Come nascono le ‘corrispondenze’ tra le varie arti all’interno dei suoi lavori? «Ho sempre lavorato con registi e artisti visuali. Ho passato gli ultimi vent’anni raffinando la mia tecnica. In questo periodo sto collaborando con il grande artista e regista Robert Wilson. Ho imparato a comunicare attraverso timeline visive e ho anche imparato che meno spesso è di più, e che la comunicazione aperta e gli obiettivi comuni sono la chiave per una collaborazione di successo». Quale crede che sia il ruolo della musica nel panorama multicentrico e frammentario del mondo contemporaneo? «In realtà penso che i compositori di oggi, almeno negli Stati Uniti, stiano pensando alla composizione in modo aperto: ascoltando musica dall'hip hop alla musica seriale e imparando a modulare la loro voce attraverso tutti questi impulsi musicali. Questa libertà è corroborante e molto stimolante». Nel corso di questi anni, quale è stata la sua più grande soddisfazione? «Realizzare la carriera che avevo progettato, come compositrice e artista multimediale e allo stesso tempo come imprenditrice, è stato incredibilmente stimolante! Non cambierei nulla: la libertà di muovermi nelle direzioni che sento dentro è sempre stata importante per me».

Cosa si aspetta dal pubblico ascolano? «Un cuore aperto e una mente aperta! Spero che riusciremo a trasmettere la sensazione di un labirinto sensuale e sensoriale attraverso i nostri suoni. Spero che questa esperienza sonora li trasporti».