Brigatisti star, le colpe morali di chi li promuove

La lettera

Bologna, 28 marzo 2018 - A 40 anni dal delitto di Moro, l’Italia si accorge che tutti i terroristi sono in libertà e che da almeno 20 anni partecipano a eventi mediatici (vedi Internazionale a Ferrara), scrivono libri, vanno in tv. Gli italiani non devono scandalizzarsi: qualche anziano senza rimorso non fa paura. Suscitano rabbia o compassione. Ci si deve invece preoccupare delle platee a cui si rivolgono.

Massimo Carlotti, Ferrara

risponde il condirettore del Resto del Carlino, Beppe Boni

Dei quattordici brigatisti rossi che a vario titolo presero parte al rapimento di Aldo Moro nessuno è in carcere: due sono morti, uno è latitante all’estero, undici hanno finito di scontare la pena o sono in regime di semilibertà. Certo, c’è da preoccuparsi delle platee a cui si rivolgono. Qualche testa calda che ancora oggi considera romantici gli anni di piombo si trova ancora in circolazione. E fa parte dell’area antagonista che ma un giorno sì e uno no si schiera sulla strada aggredendo poliziotti e carabinieri. I terroristi di sinistra da anni ottengono le luci della ribalta fra libri, talk show, apparizioni in tv sullo sfondo di un pericoloso e offensivo scenario pseudo giustificazionista. Con gli ex terroristi di destra non succede. Per questo motivo dobbiamo preoccuparci anche di chi offre il palcoscenico ai brigatisti come se fossero star.

beppe.boni@ilcarlino.net

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