Non confondiamo la Grande guerra con l’immigrazione

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 7 novembre 2018 - Il centenario della fine della guerra 15-18 (‘inutile strage’, la definì Benedetto XV), è l’occasione per riflettere sui rischi dei ‘nazionalismi’, con la paura dello ‘straniero’. Serve far sapere ai giovani dove può condurre la politica dei muri contro ‘il diverso’. Possano le migliaia di giovani mandati al macello per falsi ideali, essere utili ai ragazzi di oggi a non cadere in trappola.

Mauro Chiostri, Bologna

 

 

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Come ha detto il presidente della Repubblica Sergio Mattarella l’amor di Patria non è nazionalismo estremo. La Grande guerra che sconvolse l’Europa ha contribuito a costruire definitivamente l’Italia. Fu un impeto di nazionalismo che allora aveva un senso. I timori degli eccessi nazionalisti di oggi non hanno nulla anche fare con quel periodo storico di cui conosciamo luci e ombre, ma dove gli ideali non erano falsi ma solidi. I muri di oggi, la confusione di una immigrazione fuori controllo sono i nodi con cui ha a che fare la nostra società. I ragazzi di oggi per fortuna non hanno necessità di difendere i confini con le armi. Hanno necessità di capire però i valori dell’unità nazionale e della difesa dell’identità. Sul tema dell’immigrazione l’accoglienza non è discussione. E’ in discussione la pessima gestione dell’immigrazione. beppe.boni@ilcarlino.net

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