Ospedali, l’assistenza prima di tutto

La lettera. Risponde il condirettore del Resto del Carlino, Beppe Boni

Bologna, 4 giugno 2019 - L'Ausl di Bologna ha fatto bene a licenziare gli infermieri e l’operatore che si sono macchiati di un atto spregevole verso i pazienti a loro affidati: dormire e ignorare le richieste di aiuto. Il provvedimento è sacrosanto, anche per preservare l’immagine di chi si adopera verso chi sta male. Il sindacato non perde per difendere le “mele marce”. Per il ruolo che ricoprivano andrebbero denunciati per interruzione di pubblico servizio.

Giorgio Rimondini

risponde il condirettore de il Resto del Carlino Beppe Boni

SARANNO anche bravi professionisti e nessuno, infatti, ha messo in discussione la competenza degli infermieri dell’ospedale Maggiore di Bologna licenziati per non aver risposto alle chiamate notturne di alcuni pazienti. Ma se l’episodio è reale, è proprio per la gravità del caso che l’Ausl ha adottato il licenziamento. Eccessivo? Abbiamo seguito le procedure, dicono all’Ausl. Sanzione troppo grave, ribattono i sindacati, che si preoccupano di difendere i lavoratori, ma senza porre troppa attenzione sull’assistenza ai pazienti, che in un ospedale deve essere continua di giorno e di notte. Non esiste altra possibilità. Quando sono arrivati in reparto gli operatori del Pronto soccorso chiamati da un paziente, molti altri degenti hanno spiegato di aver inutilmente chiesto assistenza senza ottenerla. Forse i tre non dormivano, ma di sicuro non hanno risposto alle chiamate. Nessuno di loro ha sentito i campanelli? «Stavamo leggendo sul telefono le notizie del terremoto», dice uno di essi. Peggio ancora. Un provvedimento senza sconti è necessario per un caso del genere dove le vittime sono le fasce deboli, cioè i pazienti.

beppe.boni@ilcarlino.net

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