Tifo chiassoso, allo stadio sì in Parlamento no

La lettera. Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Bologna, 23 novembre 2018 - Lei ha definito il gesto del ministro Toninelli adatto a uno stadio di calcio. Così si continua a ritenere gli stadi luoghi dove diventa lecito ciò che fuori è reato. Il Carlino sostiene il ritorno della educazione civica a scuola e io condivido. Non dimentichiamo l’altro obiettivo: riportare lo spettacolo sportivo a misura di famiglia in stadi e palazzetti.  Andrea Succi Cimentini, Caprile (Ferrara)

 

Risponde il condirettore de 'il Resto del Carlino', Beppe Boni

Negli stadi bisognerebbe usare il pugno di ferro molto più di quanto già non si faccia. I campi di calcio (dilettanti compresi) non devono essere arene dove si scatenanano le pulsioni violente. Per ottenere questo obiettivo bisogna adottare il sistema già sperimentato in Inghilterra: lotta dura senza paura, massima severità con denunce e arresti, niente sconti per nessuno. Bene l’idea della passione collettiva, degli schieramenti contrapposti, del tifo identitario. Ma tutto ciò deve svilupparsi senza violenza. Non c’è altra strada da percorrere. Sul gesto da stadio confermo la mia opinione. Un pugno alzato, un braccio teso, un coro energico sono espressioni non violente ma focose che fanno parte dei riti della tifoseria. Un ministro che alza il pugno per esultare su una votazione (idem per chi innesca risse in Parlamento) sbaglia. Anche senza Var andrebbe espulso. beppe.boni@ilcarlino.net

 

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