Ungheria 1956, il Pci applaudì l’invasione sovietica

La lettera al direttore

Bologna, 15 ottobre 2016 - Ho letto con molto interesse l’articolo pubblicato sul Carlino sulla rivolta del ‘56 in Ungheria.  Mi chiedo dov’erano tutti quei democratici o pseudo tali che fecero finta di non sentire gli appelli disperati del popolo magiaro e che salutarono l’arrivo dei carri armati sovietici quali portatori di libertà.  Angela Cocchi, Bologna

Risponde il vice direttore de Il Resto del Carlino, Beppe Boni

Altri tempi, archeologia politica. Molti di coloro che anche in Italia salutarono con favore l’incursione sovietica oggi sono ancora fra di noi. Il Pci però non esiste più, il muro di Berlino è caduto, l’attuale Pd con le sue correnti e con le sue spaccature assomiglia alla Democrazia Cristiana. Apriamo il baule dei ricordi. I fatti. Nel 1956 a seguito del XX congresso del Pcus, dove Kruscev denunciò i crimini staliniani, in molti Paesi comunisti si ebbero contestazioni per chiedere più democrazia. L’insurrezione più clamorosa scoppiò il 23 ottobre in Ungheria. E fu così che l’Urss inviò i carri armati ad invadere il Paese. Il quotidiano l’Unità, organo del Pci, definì «teppisti» gli studenti e gli operai insorti, Giorgio Napolitano, allora dirigente Pci, sostenne che l’invasione sovietica rafforzava la pace.Tutto ciò è consegnato alla storia e oggi il comunismo è un’azienda fallita.

beppe.boni@ilcarlino.it

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