Guida Michelin 2019 amara per Bologna. Ma brillano due novità

Confermati i ristoranti stellati, Petrosino giovane chef dell'anno. Due nuovi locali tra le segnalazioni

Vivo di Vincenzo Vottero inserito nelle segnalazioni della Guida Michelin 2019 (Schicchi)

Vivo di Vincenzo Vottero inserito nelle segnalazioni della Guida Michelin 2019 (Schicchi)

Bologna, 16 novembre 2018 - Avrà pure il parco gastronomico più grande d'Europa, avrà pure aperto decine di nuovi locali, avrà pure visto raddoppiare i turisti in dieci anni, ma Bologna resta una trascurabile provincia nell'impero della buona cucina italiana. Questo, almeno, è il giudizio della Michelin che, con tutte le sue rughe, resta la guida più letta e temuta dai ristoratori italiani. Nell'edizione 2019 della 'Rossa', presentata stamattina Parma, splendono le tre stelle di Mauro Uliassi a Senigallia, ma Bologna e l'Emilia Romagna hanno raccolto soprattutto delusioni. Fra le 32 nuove stelle, una sola si è accesa in regione (Abocar, a Rimini) accanto alle solite tre stelle della Francescana di Massimo Bottura a Modena, alle due del San Domenico di Max Mascia e Valentino Marcattilii a Imola, alle altre due del Magnolia di Alberto Faccani a Cesenatico. 

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E Bologna? Tutto come prima, o quasi. La solita stella premia anche quest'anno il Marconi dei fratelli Mazzucchelli a Sasso, Amerigo di Alberto Bettini a Savigno, i Portici dell'omonimo hotel di via Indipendenza. Unica vera gioia è il premio speciale come migliore chef giovane dell'anno, ottenuto da Emanuele Petrosino, da poco subentrato a Agostino Iacobucci nella cucina dell'unico ristorante stellato in città. Petrosino, 32 anni, laziale di nascita e napoletano di formazione, è un ottimo allievo di Nino Di Costanzo, estroso bistellato a Ischia. Il premio è una magnifica medaglia a una cucina mediterranea fantasiosa e moderna, non proprio parente della tradizione bolognese.

Le altre piccole novità sono l'ingresso in guida del caffè ristorante Armani di Galleria Cavour e di Vivo, il ristorante dell'esperto ed esuberante Vincenzo Vottero a Porta Saragozza. Due debutti in tutto, a fronte di sei locali cittadini che escono dalla Michelin: Sandro al Navile, Teresina, Gigina, Eataly e Terrazza, oltre alla Cesoia che ha chiuso l'estate scorsa. In un paio di casi sono esclusioni davvero a sorpresa.

Il conto complessivo per Bologna è amaro: quattro ristoranti cittadini in meno rispetto ai 24 citati l'anno scorso. E niente stella, ancora una volta incomprensibilmente, per Massimiliano Poggi che la Michelin continua a definire "bravissimo", senza prendere atto che il ristorante del Trebbo è migliore di tanti vecchi e nuovi stellati.

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Nulla di nuovo nemmeno in provincia, anche se noi bolognesi continuiamo a dirci che fuori città si mangia meglio, che la Valsamoggia, l'Appennino e la pianura sono pieni di grandi locali, che Lucia Antonelli (al Cacciatore di Castiglione dei Pepoli) non è solo una star del tortellino e della tv ma una cuoca profonda e vera. Niente. La Michelin, se abbiamo letto bene le contorte e opinabili suddivisioni territoriali della guida, non ha aggiunto un solo indirizzo in tutto il territorio provinciale. Ne ha tolti cinque o sei (in molti dei quali è spesso impossibile trovare un tavolo libero).

È perfino noioso ripetere ogni anno che le grandi guide, la Michelin in particolare, sono lucide ed efficaci nei giudizi sui grandissimi ristoranti, ma lo sono molto meno su tutto il resto. E il resto, per la maggior parte delle famiglie e dei ghiottoni seriali, è quel che più conta. Peccato. Il "passaparola" è sempre più importante. Più della Michelin e più di TripAdvisor.

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