Bologna, ‘Bollicine’ Senzaspine. Al Duse e a Budrio la classica con brio

Programma natalizio e intonato all’atmosfera delle feste per l’orchestra under 35 diretta da Matteo Parmeggiani e Tommaso Ussardi

L’orchestra Senzaspine farà la prova aperta del concerto ‘Bollicine’ il giorno di Santo Stefano al Mercato Sonato

L’orchestra Senzaspine farà la prova aperta del concerto ‘Bollicine’ il giorno di Santo Stefano al Mercato Sonato

Bologna, 22 dicembre 2018 - Il dinamismo e l’intraprendenza non fanno certo difetto a Tommaso Ussardi e Matteo Parmeggiani. Stoppati sulla via di Budrio dalla chiusura del Consorziale, non si sono persi d’animo e il 30 saranno in loco per il programmato concerto ‘Bollicine’ della loro orchestra Senzaspine. Sarà infatti la chiesa di San Lorenzo ad aprire, alle 21, le porte a un programma che di sacro non ha nulla ma porta sicuramente brio e allegria anche tra i santi e gli altari.

Ma per chi volesse gustare il ricco repertorio europeo (dall’Ouverture del Guglielmo Tell di Rossini, alla Marcia Ungherese da La Damnation de Faust di Berlioz, dalla Danza Ungherese n. 2 di Brahms, alla Farandola da L’Arlésienne di Bizet, più Von Suppé, Strauss, Verdi, Delibes, Cajkovskij e l’immancabile Marcia di Radetzky) nell’ambiente più tradizionale e consono, il Teatro Duse concederà il suo palco il 27 e 28 alle 20,30 (con prova generale aperta al pubblico alle 20,30 di Santo Stefano al Mercato Sonato).

‘Bollicine’ solo per il cin cin finale?

«No, anche per l’aria frizzante che si respirerà in sala - risponde Ussardi - e che speriamo sia accattivante anche per i neofiti che legano l’idea di classica solo ad atmosfere romantiche e rilassate, quando invece ci sono pagine che sprigionano energia. In un’epoca in cui la musica dal vivo subisce la concorrenza perfino di un telefonino da cui si pretende di sentire un’orchestra di 80 elementi, l’impatto del palco e di musicisti rappresenta anche una forte esperienza umana».

Con Matteo condivide anche il podio in questo concerto. Ma due galli nello stesso pollaio non sono troppi?

«Siamo amici da molto tempo e il segreto sta nel rispetto reciproco e nella capacità di sapersi mettere anche unn po’ da parte, nella consapevolezza comunque che l’altro può sempre essere un aiuto: per un confronto di idee e prospettive, per una spartizione dei compiti - quando uno di noi è più impegnato musicalmente, l’altro si occupa di organizzazione e logistica. Poi è utile ascoltarsi: essere in sala mentre l’altro dirige dà una percezione esatta del suono che l’orchestra produce. Siamo un’organizzazione orizzontale portatrice di un’idea forte: la sostenibilità di un’orchestra attraverso proposte innovative».

A che punto è la missione di svecchiare ambiente e ascoltatori?

«La percezione che in sala ci siano molte facce giovani è immediata e ne abbiamo riscontro anche nella nostra sede al Mercato Sonato, dove il pubblico è giocoforza diverso da quello di un teatro e che così viene intercettato. I nostri primi cinque anni sono stati un crescendo: da un solo concerto l’anno siamo arrivati a tre repliche del ‘Barbiere di Siviglia’ all’interno di una stagione che ottiene molti riconoscimenti anche nei vari bandi pubblici e privati cui partecipiamo».

Guardandovi alle spalle avete qualche rimpianto?

«Chiunque è portato a dire che rifarebbe esattamente tutto ciò che ha fatto - osserva Parmeggiani -. Nel nostro caso, aggiungo, gli errori compiuti, tipo approcciare subito un repertorio difficilissimo, alla fine ha consentito ad alcuni dei nostri ragazzi di raggiungere precocemente traguardi nobilissimi. Il primo fagotto dell’orchestra del Comunale di Bologna, Giulia Ginestrini, è stata con noi tre anni. Edoardo Di Cicco suona da un anno il clarinetto al Massimo di Palermo, l’oboista Francesco Ciarmatori fa parte stabilmente dell’Estonian National Opera. Il 99% del merito è senz’altro loro, ma credo che un piccolo aiuto l’abbia dato anche l’esperienza fatta con noi. Comunque la dimensione garibaldina degli inizi ha anche avvicinato tanta gente che ora sente come necessità la fruizione consapevole della musica per cui abbiamo studiato e che rischiava di rimanere un fatto fine a se stesso. Dopo il Conservatorio siamo riusciti in questo modo a sentirci utili».

Davanti a voi che prospettive vedete?

«Vorremmo esportare il nostro modello vincente, fare replicare altrove l’approccio pop alla musica classica senza snaturarla e le collaborazioni in atto vanno in questa direzione. Il Mercato Sonato che gestiamo porta avanti un’idea nata quasi per caso con i flash mob dentro i supermercati quando facevamo dirigere l’orchestra alla gente che passava, costringendola a scontrarsi con quest’arte a torto o a ragione considerata distante e d’elite. La stessa operazione che facciamo ora con il coro degli stonati che abbattono la barriera del ‘vorrei ma non posso’».

E il reclutamento dei nuovi under 35 da inserire in orchestra come avviene?

«Facciamo audizioni aperte. L’ultima, un anno fa, ci ha portato a visionare oltre 400 ragazzi di ogni parte d’Italia, segno che i ragazzi hanno colto, oltre la possibilità di lavorare, anche quella di fare esperienza in un sistema giusto di approccio col pubblico».

A cosa brinderete?

«Dopo un 2018 fitto di soddisfazioni, vogliamo un 2019 ancora più pieno di contenuti e siamo già al lavoro per escogitare novità. Ma teniamo tutto ancora coperto a parte gli annunciati concerti ‘Cartoons’ del 15 e 16 aprile e l’iniziativa del 5 e 6 febbraio col debutto in prima nazionale di ‘MasNada’, prodotto insieme al MagdaClan Circo».

Per scaramanzia. Da buoni artisti.

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