Natalino Balasso a Bologna: "Ecco Ruzante, secondo me"

L’attore da giovedì 27 gennaio all’Arena del Sole: "Una commedia che parla di radici, di guerra e del ritrovarsi"

Da domani a domenica all’Arena ’Balasso fa Ruzante’, per la regia di Marta Dalla Via

Da domani a domenica all’Arena ’Balasso fa Ruzante’, per la regia di Marta Dalla Via

Bologna, 26 gennaio 2022 - Erano vent’anni che Marco Paolini continuava a suggerirgli di affrontare Ruzante e cioé i testi del commediografo cinquecentesco in dialetto pavano popolati di ‘ villani ’ rudi e istintivi capaci di una comicità violenta ed amara. E lui alla fine lo ha fatto. Anche se... "Anche se – spiega Natalino Balasso – le sue commedie non mi hanno mai convinto appieno perché mostrano tutti i secoli che hanno sulle spalle e il pubblico contemporaneo ha difficoltà ad aderire all’architettura di quel linguaggio arcaico e dirompente".  

E allora? "Ho deciso di scrivere una drammaturgia originale che raccogliesse i punti salienti dei suoi testi. Insomma, ho creato un falso di Ruzante , privilegiando i tre personaggi-cardine di quel mondo: il Beolco , e cioé Ruzante stesso, la Gnua , la figura femminile, e Menato , l’infido compare".  

E così quel patrimonio letterario, capace di stravolgere la tradizione del teatro classico e popolare nel segno dell’esaltazione ironica degli istinti più grezzi, è confluito nello spettacolo ‘Balasso fa Ruzante’ ( ‘Amori disperati in tempo di guerra’ ) che debutta domani all’Arena del Sole dove resterà fino a domenica. Con Natalino sono in scena Andrea Collavino e Marta Cortellazzo Wiel per la regia di Marta Dalla Via .  

Quanto incide in uno spettacolo come questo la lezione di Dario Fo e di quella lingua particolare da lui inventata che era il grammelot? "E’ un aspetto che ho tenuto ben presente, anche se Fo ha affrontato solo alcuni brani del Ruzante. Io, invece, ho costruito una commedia partendo da snodi emblematici: le radici contadine, la figura femminile contesa, la presenza dei soldati stranieri...".  

Come si articola la vicenda? "E’ una storia che si snoda in tre epoche: un primo momento fanciullesco stemperato sulla campagna pavana, una seconda parentesi adolescenziale irta di conflitti e destinata alla guerra e un terzo periodo maturo. Il Beolco torna dal conflitto e va in cerca della Gnua che si è trasferita nel frattempo a Venezia. Loro tre sono cambiati e la campagna sparisce per fare spazio alla città cinica dei commerci. L’ingenuità si è persa".  

A conclusione di questa tournée, porterà a teatro anche il suo ‘Dizionario Balasso’? "Riprenderò il monologo nei prossimi mesi: al centro della scena ci sarà un grande libro con almeno 250 parole che consulterò con il pubblico, improvvisando il loro significato. Qualche esempio? Se esce la parola libertà partirò dal concetto che lei, la libertà, finisce dove finiscono i tuoi soldi, se esce regole dirò che chi le decide è già in vantaggio su chi le deve rispettare".  

Dopo ‘Comedians’ quando la rivedremo al cinema? "Dovrebbe uscire a breve ‘Il ritorno di Casanova’ , la nuova opera di Gabriele Salvatores che racconta la parabola di un regista, Toni Servillo, che vuol girare un film dal romanzo di Schnitzler. La trama del racconto si interseca con la quotidianità. Faccio il ruolo di un montatore molto legato al regista. Devo dire che sono attratto dal cinema solo se le proposte arrivano da autori che stimo".  

E’ tantissimo che non la si vede in tv... "Non faccio più progetti, credo che lì non ci sia libertà per un artista. Sono invece molto contento del lavoro per il web destinato al mio canale ‘Circolo Balasso ’ che ospita ormai 70 produzioni. Ogni mese ci sono tre o quattro video nuovi".  

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