
L’assessore Ara: "L’intervento partirà a giugno e sarà finito entro l’estate". Caldaia e impianto elettrico ko, ma il risarcimento per 41 famiglie è unico.
I lavori sul Ravone cominceranno a giugno e termineranno entro l’estate. Parola di Daniele Ara, assessore alla Sicurezza idrica, che ieri in Question time ha risposto alle pressioni del centrodestra sulla ricostruzione post alluvione che oggi riguarda, in particolare, le vie Zoccoli e Montenero, dove la furia del torrente ha sfondato il tratto tombato. I più maliziosi, però, sottolineano come ancora l’intervento non sia partito e Ara conferma che la partenza è "slittata di qualche settimana": "Sono in contatto con i comitati – spiega l’assessore – e posso dire che la situazione si è sbloccata. Il cantiere partirà a breve e questa estate verrà completato il lavoro". È così che dovrebbe terminare la famosa ‘fase 1’ del cantiere Ravone, che ha visto nei mesi scorsi anche i ‘rattoppi’ in via Andrea Costa e in via Brizio. Molto più impegnativa sarà, invece, la ‘fase 2’, che nel caso del Ravone "significa pensare come trattenere l’acqua a monte". "A breve capiremo come saremo coinvolti dal commissario", aggiunge Ara, ricordando anche che il recente decreto del Governo ha assegnato a Fabrizio Curcio anche gli eventi alluvionali dell’autunno 2024.
L’opposizione non ci sta. "Ora dalle parole bisogna passare ai fatti e noi staremo con il fiato sul collo dell’amministrazione, che deve informare i residenti", avverte il civico Gian Marco De Biase nella sua replica in Question time. Per Manuela Zuntini, vicepresidente del Consiglio in quota Fratelli d’Italia, bisogna invece "cominciare a rimboccarsi le maniche, perché i cittadini sono in attesa e hanno paura ogni volta che piove".
Il nodo dei rimborsi, invece, in via Zoccoli ha assunto tutti i tratti di una vera e propria grana. Il tema è nazionale e riguarda proprio la struttura commissariale: l’ordinanza che disciplina i risarcimenti fissa alcuni paletti e, al punto 2 dell’articolo 1, indica come le parti comuni di un edificio come la caldaia o l’impianto elettrico ammettano una sola richiesta di ammissione al Cis (Contributo di immediato sostegno), motivo per cui l’amministratore può richiedere un solo risarcimento – da 5.000 euro – e nessuno dei condomini può avanzare richiesta di indennizzi individuali. È il caso dei civici 15 e 17 di via Brizio – passati alla notorietà per il caso del ‘muretto’ conteso con il Comune e da risistemare –, dove vivono più di 40 famiglie che riceveranno complessivamente non più di 5.000 euro. Praticamente la stessa cifra di un nucleo che vive, ad esempio, in una casa monofamiliare, nonostante gli impianti distrutti dall’alluvione costino molto di più e i danni riportati siano di gran lunga più significativi.
Le chat dei residenti sono in subbuglio. "Ricordiamoci che siamo stati senza elettrica né riscaldamento per giorni", tuona un condomino, mentre un altro aggiunge: "Migliaia e migliaia di euro di danni a nostre spese per l’inadempienza di qualcun altro". E i messaggi continuano.
Palazzo d’Accursio, intanto, ha presente la situazione, nonostante il caso riguardi più che altro la normativa nazionale. Il Comune comunica in ogni caso come, una volta che la Regione avrà chiuso le istruttorie per i rimborsi Cis e Cas (Contributo di autonoma sistemazione), l’amministrazione deciderà come integrare entrambi i finanziamenti attraverso il Fondo metropolitano di comunità, cioè la raccolta fondi fatta per alluvione, fornendo un sostegno in più ai bolognesi. Intanto, però, tra lavori che non partono e rimborsi che non arrivano, il morale in via Zoccoli sembra sempre più a terra.
Francesco Moroni