Bologna, amanti diabolici: nuova udienza. Sonia Bracciale torna in aula

Anzola, l’omicidio Reatti. La Corte di Appello di Ancona accoglie l’istanza di revisione presentata dal legale della donna, condannata a 21 anni

Sonia Bracciale a ‘Storie Maledette’

Sonia Bracciale a ‘Storie Maledette’

Bologna, 19 gennaio 2022 - Il delitto di Anzola si riapre. Una morte, tre pesanti condanne e un processo indiziario arrivato in Cassazione: tra le pagine di quella morte violenta del 2012, nella provincia bolognese – un giallo coperto di sangue lungo dieci anni –, viene scritto un nuovo capitolo. La battaglia del legale Gabriele Magno ha dato i frutti sperati per Sonia Bracciale, la 53enne brindisina condannata in via definitiva a 21 anni e due mesi come mandante dell’uccisione del marito, Dino Reatti, dal quale si stava separando.

Franca Leosini: "Dubbi su Sonia Bracciale. Se assolta, nessuno le restituirà la sua vita"

La Corte d’Appello di Ancona, attraverso il decreto del presidente della sezione penale Giovanni Treré, ha ordinato l’udienza per il prossimo 15 febbraio nel capoluogo marchigiano, dopo la richiesta di revisione depositata dall’avvocato Magno. Una svolta decisiva: adesso il legale abruzzese del foro di Bologna potrà giocare le carte inedite che ha prodotto grazie al suo team di consulenti, le "nuove prove che dimostrano come Sonia sia innocente, non essendoci al contrario prove contro di lei", spiega il presidente dell’Associazione nazionale vittime di errori giudiziari.

Gli altri due imputati alla sbarra – l’amico della donna Giuseppe Trombetta e l’allora nuovo compagno Thomas Sanna, entrambi reclusi – sono stati condannati rispettivamente a 16 e 14 anni di carcere: sono stati ritenuti gli esecutori materiali dell’omicidio compiuto a sprangate, nella notte tra il 7 e l’8 giugno di dieci anni fa. «Siamo in possesso della ritrattazione completa sia di Trombetta, il grande accusatore, sia di Sanna – spiega Magno –. Poi abbiamo una lista di testimoni da sentire, compresi i nostri consulenti". Oltre alle lettere scambiate in carcere tra la Bracciale e gli altri due pregiudicati (una delle quali nel settimo anniversario dell’omicidio), il secondo indizio che verrà messo dalla difesa sul tavolo dei giudici è una nuova interpretazione delle intercettazioni ambientali nella caserma dei carabinieri di Anzola. Secondo la difesa, la successione cronologica dei virgolettati ‘rivista’ dai tecnici dimostrerebbe che la donna, il giorno dopo l’omicidio, non sapesse della morte del marito e, di conseguenza, non avesse organizzato la spedizione punitiva.

"La ricostruzione delle conversazioni consiste semplicemente nel far combaciare gli audio con i video nella caserma, azione non fatta nel montaggio dagli investigatori, che così hanno indotto il giudicante a ritenere che Sonia fosse d’accordo con Sanna e Trombetta", spiega il 46enne Magno.

Un anno e mezzo fa, quando venne depositata la richiesta di riaprire il processo, Marcello Marasco, avvocato della parte civile per Renata Reatti – sorella di Dino –, fu lapidario: "I giudici non concederanno nessuna revisione, il processo si è celebrato in modo preciso e concordante".

Non sono state dello stesso avviso le toghe che, invece, vogliono analizzare se i nuovi elementi possano o meno rappresentare un motivo valido per ricostruire una verità giudiziaria finale diversa. "Dove sono gli elementi nuovi per concedere una revisione? – aveva chiesto il legale del foro di Benevento al Carlino – E cosa ha fatto la Bracciale per aiutare gli investigatori in questi otto anni (quasi dieci ora, ndr )?".

Domande alle quali cercheranno di dare risposta, si spera definitiva, i magistrati della Corte di Appello di Ancona. In questo anno e mezzo segnato dal Covid, Sonia Bracciale (in isolamento precauzionale perché ha avuto un contatto con una positiva) è stata anche protagonista della trasmissione ‘Storie maledette’ dove ha ribadito la propria estraneità ai fatti durante l’intervista, andata in onda sulla Rai, di Franca Leosini.

La famiglia Reatti, attraverso Renata, ha sempre accusato la Bracciale, non avendo il minimo dubbio sulla sua colpevolezza. "Per tutta la vita ha manipolato chiunque – aveva ribadito nei mesi scorsi, mostrando amarezza per la nuova via giudiziaria intrapresa da ‘Sosò’ –. Lei è sempre stata violenta con mio fratello. La verità di tre tribunali è già stata scritta, una volta ogni tanto giustizia è stata fatta". Ma la realtà racconta che tra poco meno di un mese, verrà emessa una nuova sentenza: "Se saranno confermate le condanne? Faremo ricorso in Cassazione, questo è solo un primo passo", conclude Magno.

La storia giudiziaria italiana non rivela quanti processi vengono riaperti ogni anno, ma i casi come quello del delitto di Anzola sono sicuramente molto rari: basti pensare che in un anno ottengono un risarcimento per errori giudiziari circa dieci persone, per un valore di 2,5 milioni di euro. Tra ingiusta detenzione ed errori giudiziari lo Stato, però, da quando è stato istituito l’indennizzo nel 1992, ha dovuto pagare 800 milioni di euro.  

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro