"Arcobaleno, varco tra natura e bimbo che è in noi"

L’analisi della costellatrice familiare: "Condividere le foto del fenomeno sui social ci fa sentire parte di qualcosa di più grande"

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Domenica scorsa, tutti col naso all’insù, dalle star alla gente comune. Tutti a guardare l’arcobaleno delle 18, poi divenato doppio, che attraversava la città, trionfando proprio in piazza Maggiore, dove il fotografo Giorgio Bianchi ha scattato l’arcobaleno simbolo del giorno: dai palazzi dietro alla piazza fino a Palazzo Re Enzo, un arco dalle classiche tinte, che univa il cielo alla terra. Ma qual è la magia che ci fa ancora rimanere incantati davanti a un arcobaleno? Secondo Monia Dell’Aquila, costellatrice famigliare e operatrice olistica dell’associazione ‘In Lak’Ech’, "questi fenomeni attivano il pensiero magico del bambino che c’è in noi e il bisogno di comunicare con l’ambiente".

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Ci può spiegare meglio la triangolazione essere umano, bambino magico e ambiente?

"L’essere umano, in questi momenti, sente di poter ritrovare una visione animata della natura che corrisponde al suo bisogno di condividere con gli altri, un po’ come si faceva attorno al fuoco. Ogni bambino nasce con un pensiero magico che ci accompagna anche da adulti... Può essere negativo se ci spinge a cercare nell’aldilà il senso delle cose, positivo se ci invita a ricevere un messaggio utile in questa vita, un suggerimento che arriva da un altro universo. Comunicare è un bisogno fondamentale dell’uomo, presente anche nelle forme e nei colori".

Quindi significa che nel momento in cui noi intercettiamo un fenomeno come l’arcobaleno, ci connettiamo con una natura antica e sopita, che risulta però sensibile e attivata?

"La forma dell’arcobaleno ricorda un ponte o un portale, quasi a suggerirci la possibilità di un passaggio o di un cammino. I colori dell’arcobaleno, che non presentano il bianco e il nero, ci invitano a sollevarci da una visione schematica delle cose e ad aprirci a un linguaggio più semplice, quello dei colori. La contemplazione, inoltre, ha sempre suggerito all’animo umano visioni e soluzioni diverse dal pensare razionale".

Il cuore si apre e la natura risponde...

"In questa connessione intima e personale dove la fotografia che scattiamo con l’anima è diversa per ognuno di noi, si risveglia questo bisogno tribale dell’uomo di onorare la natura e ‘sentirla’ con gli altri: ecco perché la condivisione sui social, che in questo caso significa volere essere parte di una comunità, forse uno dei pochi casi senza mediazione di cui l’uomo ormai sia capace. È come un gesto che battezza la nostra partecipazione al creato, il diritto di appartenere a qualcosa di più grande".

Secondo lei, da quando siamo stati isolati per mesi a causa del lockdown, questi fenomeni ci sono più necessari?

"La natura così come la percepiamo è ricca di cicli, fenomeni, movimenti, connessioni che possono aprire percezioni nuove e suggerimenti. Pensiamo a come un tramonto può portarci col pensiero a una persona lontana, o guardare il mare può allontanare lo stress, o come vedere un animale morto per strada può evocare la sensazione di un cattivo presagio. L’arcobaleno sveglia in noi una strategia, un comportamento nuovo, un salto creativo di cui ora più che mai abbiam bisogno. L’importante è tenere a mente questa necessità e non dimenticarla... appena l’arcobaleno svanisce".

Benedetta Cucci

 

 

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