Bologna, 11 luglio 2019 - Si è approfittata di un’anziana donna e del suo labile stato di salute psichica per cercare di depredarla dei suo averi. Questa l’accusa nei confronti di un’avvocatessa del Foro di Bologna che ieri è stata raggiunta dagli agenti della Squadra Mobile che le hanno notificato l’ordinanza del gip che dispone la misura interdittiva del divieto temporaneo di esercizio della professione. Per l’avvocatessa di 36 anni le accuse sono quelle di circonvenzione d’incapace, falso in atto pubblico per induzione, falso materiale e sostituzione di persona.
L’indagine ha preso avvio da una segnalazione alla Procura da parte del Giudice Tutelare, che, rilevati gravi profili di irregolarità nella condotta tenuta dal legale nell’ambito di una procedura nella quale era stata nominata amministratrice di sostegno, ha deciso di revocare alla stessa tutti gli incarichi affidateli nelle diverse procedure pendenti innanzi al Tribunale di Bologna – Sezione Prima Civile.
E secondo quanto ricostruito dall’inchiesta condotta dagli uomini della Mobile il legale, nell’ambito dell’esercizio della propria attività professionale, sfruttando la sua qualità di amministratore di sostegno di un anziano signore, nel corso del 2017, aveva infatti instaurato rapporti personali con la sorella del medesimo e - abusando dello stato di deficienza psichica della stessa, causata dell’età avanzata e dalle condizioni di vita – l’aveva indotta a intrattenere rilevantissimi rapporti patrimoniali, tutti ad esclusivo beneficio dello stesso professionista, con l’aggravante di aver commesso il fatto con abuso di prestazione d’opera, attesa la procura generale che le era stata conferita davanti ad un notaio dalla persona offesa per tutti gli atti di ordinaria e straordinaria amministrazione.
Prima l’avvocatessa ha quindi tentato di farsi nominare beneficiaria di polizze assicurative per circa 350.000 euro poi ha ottenuto una donazione di 400mila euro in suo favore e la nomina come unica erede; motivo per il quale, a seguito del decesso dell’anziana signora, è riuscita a profittare di ulteriori 187.625 euro derivanti dalla vendita di due immobili ereditati e da altre liquidità presenti nell’asse ereditario.
Motivi che hanno indotto, nel corso dell’indagine, il pm a richiedere ed ottenere la misura cautelare del sequestro preventivo, a carico dell’indagata, sulle somme che si ritengono possano costituire il profitto del reato di circonvenzione d’incapace, per un importo pari ad euro 587.625,18 euro, aggredendo così i prodotti bancari ed assicurativi nella titolarità dell’indagata.