Bologna: Banksy, TvBoy e Jago controcorrente

I tre artisti ’ribelli’ protagonisti della mostra allestita da oggi al 7 maggio nelle sale di Palazzo Albergati

Bologna, 11 novembre 2022 - Uno non l’abbiamo mai visto in faccia, un altro non ha problemi a farsi fotografare ma preferisce farsi rappresentare da un ragazzo-televisione e il terzo ha fatto dell’immagine di sé e in particolare del video (suo instagram jago.artist, 729mila followers), un mezzo di espressione pari al suo primo linguaggio, la scultura.

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Non hanno molto in comune, stilisticamente, Banksy, TVBOY (continuamente censurato sui muri italiani attraverso raschiamento della carta, l’ultimo stencil è stato il bacio tra Salvini e Meloni con Berlusconi spettatore incorniciato, lo scorso 20 settembre) e Jago, ma è il loro punto di vista sulle cose del mondo e dell’arte che li accomuna fortemente: quella capacità di dire e sollevare pensieri e riflessioni sull’attualità, grazie all’ironia, alla critica costruttiva per metafora e rappresentazione viscerale che punta il dito e allo stesso tempo intrattiene. Sono tre "ribelli con una causa" di generazioni confinanti, che Arthemisia ha pensato di mettere insieme a Palazzo Albergati, nella mostra Jago-Banksy-TVBOY e altre storie controcorrente (curatela di Piernicola Maria Di Iorio) al via oggi e in visione fino al 7 maggio tutti i giorni dalle 10 alle 20.

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Ad aprire l’esposizione un’opera di ciascun artista per permetterci da subito – se ancora non ne conoscessimo la poetica – di capire in quali mondi artistici ci incammineremo. Di Banksy ormai si è già visto tantissimo ovunque, ma in questo contesto la sua funzione (è anche il più ‘vecchio’ dei tre) è quella di creare una triangolazione possente di linguaggi gemelli ma diversi, per far comprendere come una certa attitudine abbia ormai tracciato un mondo artistico parallelo con riti e modi antagonisti, dove però finisce per arrivare anche il pubblico generalista. Del resto sono i cartonati dei suoi topolini dissacranti ad essere disseminati un po’ ovunque e a creare collante. Quindi: ad accogliere i visitatori a sinistra nella prima saletta, la litografia Because I’m worthless di Banksy del 2004 (Pop House Gallery), col topo manifestante e ‘inutile’ che porta al collo il simbolo della pace.

Al centro la scultura Memoria di sé di Jago, in cui l’involucro di pietra s’impone davanti agli occhi dell’osservatore: è qui dentro che Jago immortala l’idea di se stesso ma anche della sua vita interiore. Infine, a destra, A Second Renaissance, con l’insolita coppia molto cool, formata dal pittore, architetto e scienziato Leonardo da Vinci con occhiali da sole, tatuaggi, una mascherina in mano e uno smartwatch al polso, accompagnato dalla Monna Lisa, sua creazione pittorica più nota con occhiali alla Janis Joplin e cappello frek-chic. Sullo sfondo, tag e graffiti. Il percorso prosegue poi con la prima sezione dedicata a Jago, al secolo Jacopo Cardillo, classe 1987, soprannominato ‘il nuovo Michelangelo’, che nel 2015 ricevette il Premio del pubblico ad Arte Fiera. Il suo importante debutto è stato alla 54esima Biennale d’Arte di Venezia, al Padiglione Italia curato da Vittorio Sgarbi, con Habemus Papam raffigurante Benedetto XVI, che quando abdica dà allo scultore la possibilità di dar vita alla sua opera cult (qui in mostra), ovvero Habemus Hominem: Jago riprende il busto e comincia a togliere. Colpo dopo colpo dalla mantellina di Benedetto, l’artista estrae un anziano curvo, ovvero Joseph Ratzinger.

 

 

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