Battaglia di carte dal 2021. È la vittoria di Ciavatti

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Battaglia di carte dal 2021. È la vittoria di Ciavatti

Battaglia di carte dal 2021. È la vittoria di Ciavatti

Il ricorso contro l’assegnazione di Vicolo Bolognetti a ‘Nata per sciogliersi’ partì nel 2021, e tra i principali promotori c’era Otello Ciavatti, figura centrale dei comitati del centro storico che tanto rimase deluso da quella decisione del Comune. Tutto iniziò nel 2019, quando il Comune – sindaco Virginio Merola, assessore alla Cultura Matteo Lepore – assegnò di nuovo per 4 anni, tramite bando, i locali al collettivo Làbas, con contratto fino al 16 settembre 2024. Polemiche c’erano già state dal 2017 perché l’ingresso del collettivo aveva costretto alla chiusura l’Urp del popoloso Quartiere Santo Stefano, con scarico delle incombenze sulla sede del Baraccano. E anche pezzi del Pd (quello della consiliatura Merola, che non era ’monocolore’ come adesso) avevano arricciato il naso.

I ricorrenti si erano mossi per evidenziare diversi aspetti. Come "l’omissione" del Comune nel riconoscere all’associazione BoArt – rappresentata da Carlo Terrosi, sicuramente non vicino a questa amministrazione – di aver gestito per 4 anni il centro polivalente di Villa Serena. Attività che prevedeva l’assegnazione di 15 punti in graduatoria. Nel ricorso si sottolineava anche "l’obbligo di applicazione dei contratti collettivi nazionali di lavoro", mentre "Làbas nella sua offerta dichiarava di non prevedere assunti in regola, di non versare contributi Inps, di non applicare a chi lavora la tutela Inail", aveva dichiarato Terrosi. Il quale, assieme a Ciavatti, già nel 2021 chiese una sospensiva del provvedimento di assegnazione di quei locali. Ma il Tar aveva risposto picche. Ora toccherà, al contrario, al Consiglio di Stato valutare se concedere una sospensiva, se Palazzo d’Accursio farà appello. Ma serviranno motivi fondati.

I legali dell’Avvocatura civica, che difende il Comune, hanno peraltro chiesto – legittimamente, era nelle loro facoltà – l’interruzione del giudizio a causa della morte del rappresentante legale del Comitato Piazza Verdi ricorrente, ovvero Ciavatti. Ma

il Tar ha motivato il ‘No’.

"L’estinzione di un ente dotato di soggettività giuridica può essere equiparata alla morte di una persona fisica – si legge nella sentenza –, ma la

morte della persona fisica che ricopre il ruolo di legale rappresentante non

determina affatto l’estinzione dell’ente rappresentato". Palazzo d’Accursio è stata quindi condannata in solido con ‘Nata per sciogliersi’ a 6mila euro di spese legali. E il Tar ha infine invitato l’amministrazione "ad addottare gli atti conseguenti" al dettato della pronuncia.

pa. ros.

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