Belvedere, chiude l’ambulatorio medico

Non basta la raccolta firme tra i residenti. Il sindaco Baldazzi: "Garantite le visite a domicilio e le prescrizioni di ricette da remoto"

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di Mattia Grandi

Non è bastata una raccolta firme per scongiurare l’interruzione del servizio ambulatoriale nella località di Belvedere di Castel del Rio.

Eppure erano circa 50 i firmatari dell’appello, indirizzato alla dottoressa Maddalena Treve e all’unità medici di base dell’Ausl di Imola, per il mantenimento di quella preziosa attività svolta ormai da decenni nella frazione. Una finestra di presenza mattutina di un’ora a cadenza settimanale.

"Una cinquantina di ore annue in un ambulatorio allestito anche con il contributo della Pro Loco di Belvedere – spiega il sindaco di Castel del Rio, Alberto Baldazzi –. Un punto di riferimento interamente a costo zero, anche in termini di utenze, per il medico".

E qualche giorno fa c’è stato anche un faccia a faccia tra la Treve, il primo cittadino alidosiano e venti residenti di Belvedere. "Le motivazioni della dottoressa, stimata professionista non lontana dal traguardo della pensione, sono in parte condivisibili – analizza l’amministratore –. Dalla scarsa affluenza di pazienti, con 15-20 utenti al mese, all’assenza della linea internet che obbliga il posticipo della trascrizione dell’intera attività svolta. Poi diversi appuntamenti andati a vuoto senza preavviso – precisa Baldazzi –. La Treve ha garantito comunque la reperibilità per le visite a domicilio e la copertura di ricette e prescrizioni da remoto".

Ma lo stop mette in ansia la comunità.

"Spero non sia il preludio per canalizzare l’utenza della vallata nella Casa della Salute di Borgo Tossignano che diventerà una sorta di dipartimento di cure primarie del territorio – si interroga il primo cittadino –. Noi perdiamo di certo un riferimento. Avevamo proposto alla Treve di proseguire il lavoro almeno per un altro anno con meno rigidità su tempistiche e aperture".

Le risposte ai dubbi arrivano a stretto giro dall’Ausl Imola. A parlare è Fabio Berveglieri, direttore dell’Unità operativa complessa Cure primarie.

"Non c’è nessun disegno o progetto di concentrazione dei servizi – chiarisce subito –. Tutt’altro. L’azienda, secondo le logiche del Pnrr, ha tutto l’interesse a favorire la capillarità. Specie in quelle zone periferiche come la vallata del Santerno per le quali è ancora più faticoso trovare la copertura di medici".

Con una significativa puntualizzazione.

"L’Ausl di Imola non ha alcun potere decisionale sulle scelte dei medici che svolgono la propria attività negli ambulatori opzionali – spiega Berveglieri –. La Treve lavora a Castel del Rio, come primo ambulatorio, poi Sassoleone, Belvedere e su appuntamento anche alla Casa della Salute di Borgo Tossignano".

Non solo. "La dottoressa, che ritiene non esistano più le condizioni per la continuità del servizio, ci aveva avvisato della sua volontà – rimarca –. Non dobbiamo trascurare anche le sue difficoltà per raggiugere Belvedere in inverno e quei ridotti afflussi che registrano una parte di pazienti in arrivo dalla già presidiata Sassoleone".

Ma le riflessioni sono più generali.

"La pandemia ha elevato la quota delle richieste telefoniche e via posta elettronica dirette ai medici con conseguente calo degli accessi in ambulatorio – conclude Berveglieri –. La riforma che porterà la Casa della Salute di Borgo Tossignano a diventare Casa della Comunità non lederà il parametro di capillarità del servizio. La riteniamo una componente fondamentale".

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