Beppe Signori salvato da un'embolia polmonare a Bologna

L’ex bomber ricoverato al Sant’Orsola: "Grazie a tutti"

Beppe Signori

Beppe Signori

Bologna, 25 gennaio 2019 - Salvato dai rischi di un’embolia polmonare al Sant’Orsola: Beppe Signori, vicecampione del mondo con la Nazionale nel 1994 ed ex attaccante del Bologna dalla stagione 1998-99 a quella 2003-2004, ha trascorso cinque giorni in terapia intensiva cardiologica. «Era affaticato, faceva fatica a respirare e aveva dolore al torace – spiega il professor Mario Lima, direttore della Chirurgia pediatrica, il primo medico a cui si è rivolto Signori –. Dalla Tac ho visto i segni di un’embolia polmonare e così l’ho inviato subito al professor Nava. Una patologia causata dallo stress? Direi che le persone al centro di vicissitudini giudiziarie, e che non sono abituate a queste vicende, ne possono risentire più di altre».

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Beppe Signori, come sta? "Molto meglio, grazie. Mi ritengo fortunato per come è andata e perché mi sono trovato al Sant’Orsola, dove tutti sono stati eccezionali, mostrando grande professionalità». Risponde così l’ex bomber rossoblù, autore, su Facebook, di un post che ha allarmato i tifosi delle squadre in cui ha militato: «Il mio cuore e io ringraziamo gli amici Mario Lima, Gianni Marmi e Giovanni Sisca, prof. Stefano Nava, prof. Mario Lima e prof. Claudio Rapezzi, dott. ssa Filomena Carfagnini, dott. Stefano Pancaldi e tutto lo staf dell’Utic del Policlinico Sant’Orsola-Malpighi Bologna. Grazie".

Ci può spiegare che cosa è successo? "Mi sentivo la tachicardia e poi ero affaticato, non stavo bene: da sportivo ho capito che c’era qualcosa che non andava, soprattutto perché non ho mai avuto problemi. Così mi sono rivolto al professor Lima, che è un mio amico".

È stato subito ricoverato? "Il professor Lima mi ha fatto fare i primi esami, ha capito che non c’era tempo da perdere e, a sua volta, mi ha indirizzato al professor Nava. Negli ambulatori della Pneumologia si è compreso che avevo un’embolia polmonare, il cuore faceva 160 battiti al minuto, quando uno sportivo è attorno ai 50. Insomma, ero a rischio di infarto. E dalla visita sono finito direttamente nella terapia intensiva cardiologica, dove sono rimasto cinque giorni".

Uno choc? "Diciamo che è stato un fulmine a ciel sereno e anche in famiglia si sono preoccupati. Ma il peggio è passato, anche se farò altri controlli ed esami. Comunque, sono stato assistito benissimo e per questo quando sono tornato a casa ho voluto ringraziare tutti con il post".

É un periodo stressante per lei? "Tutti diventiamo vulnerabili dopo i cinquant’anni e io a febbraio ne compio 51 – ammette Signori –, ma certamente dal 2011 a oggi le vicende giudiziarie hanno avuto un peso, a cui aggiungerei anche il fumo".

Ora ha chiuso con il fumo? "Sì, perché quando sono entrato in ospedale ho dovuto smettere. Però, uscito dal Sant’Orsola, ho fatto una prova".

E come è andata? "Male. Ho acceso una sigaretta, ma subito ho sentito un po’ di tachicardia e quindi, dopo questa prova, posso dire che ho smesso di fumare".

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