Buoni spesa coronavirus Bologna, in 154 li ricevono senza averne diritto

I controlli della Finanza nel capoluogo, a Imola e a San Lazzaro. Tra i richiedenti c’è chi percepisce già stipendio, reddito di cittadinanza o indennità di disoccupazione

L'operazione è stata condotta dalla Guardia di finanza

L'operazione è stata condotta dalla Guardia di finanza

Bologna, 22 maggio 2020 – Sono oltre 150 le richieste irregolari per l’erogazione dei ‘buoni spesa’, stanziati dal Governo per fronteggiare la crisi economica dovuta al Coronavirus, scoperte dalla Guardia di finanza di Bologna.

Le Fiamme gialle hanno infatti avviato specifici controlli nei confronti delle misure di sostegno, di valore fino a 600 euro, erogati dai Comuni alle famiglie in difficoltà e destinati all’acquisto di generi alimentari e di prima necessità.

Le attività di verifica, svolte con riferimento ai dati acquisiti nei Comuni di Bologna, Imola e San Lazzaro di Savena, a favore dei quali il Governo ha stanziato specifiche risorse per complessivi 2,6 milioni di euro, hanno finora riguardato le posizioni contraddistinte da maggiori criticità, corrispondenti a circa 360 domande, mediante il riscontro delle informazioni dichiarate in sede di autocertificazione da parte dei richiedenti, con riferimento sia ai medesimi che a ciascun componente del relativo nucleo familiare.

I controlli, condotti nello specifico dalle fiamme gialle del nucleo di polizia economico finanziaria, hanno finora permesso di accertare la presentazione di 154 false autocertificazioni da parte di nuclei familiari che hanno fraudolentemente dichiarato di non aver fonti di sostentamento finanziario e di trovarsi in condizione di difficoltà economica ed indigenza, tali da non consentire nemmeno il minimale approvvigionamento di generi alimentari e di prima necessità.

In realtà, dall’attività ispettiva svolta è emerso come uno o più componenti, dei nuclei familiari destinatari dei controlli, nei mesi di marzo ed aprile abbiano regolarmente percepito lo stipendio, anche per cospicui importi, a fronte di rapporti d’impiego regolarmente in essere, ovvero siano risultati percettori di reddito di cittadinanza o di indennità di disoccupazione, ovvero già beneficiari di altre prestazioni sociali agevolate, così come risultante dalle informazioni fornite dall’Inps.

Tra le irregolarità rilevate sono emerse anche richieste presentate distintamente da due componenti appartenenti al medesimo nucleo familiare (es. marito e moglie), al fine di addivenire fraudolentemente all’ottenimento del contributo per un importo raddoppiato rispetto a quello spettante, ovvero autocertificazioni in cui è stata omessa l’indicazione di familiari coabitanti, risultati dallo stato di famiglia, regolarmente retribuiti o già percettori di sussidi, allo scopo di simulare una condizione di indigenza.

Oltre alle già citate posizioni, “saranno in seguito oggetto di ulteriore approfondimento quelle relative ad alcuni richiedenti il beneficio in parola che sono risultati proprietari di più fabbricati o più autovetture – spiegano dalla Finanza – ovvero contraenti in negozi giuridici recenti, per importi anche rilevanti, condizioni, queste, rappresentative di un tenore di vita sproporzionato rispetto alle condizioni economiche dichiarate".

Le irregolarità riscontrate, fanno sapre sempre le Fiamme gialle, saranno oggetto di segnalazione all'autorità giudiziaria per le ipotesi di mendace autocertificazione ed indebita percezione di erogazioni pubbliche, nonché ai competenti Comuni per il recupero dei contributi erogati.

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