Case Erp, braccio di ferro "Si premi la residenzialità"

Lisei (Fd’I): "Come a Ferrara, punteggi più alti a chi abita in città da più tempo". Il dem Mumolo: "La Regione deve contrastare questi criteri discriminatori".

Case Erp, braccio di ferro  "Si premi la residenzialità"

Case Erp, braccio di ferro "Si premi la residenzialità"

di Luca Orsi

Scontro a distanza tra Fratelli d’Italia e Pd sui criteri di assegnazione delle case popolari. Da un lato, i meloniani – precisando che l’anno scorso a Bologna "il 62% degli alloggi popolari Erp è stato assegnato a cittadini stranieri residenti" – chiedono che anche sotto le Due Torri si applichi il ‘modello Ferrara’ del sindaco leghista Alan Fabbri, "che premia la residenzialità prolungata". Dall’altro, il Pd in Regione chiama in causa il governatore Stefano Bonaccini, sollecitandolo a "contrastare applicazioni distorte dei criteri di assegnazione degli alloggi Erp da parte di alcuni Comuni", a partire proprio "da quello dell’anzianità di residenza".

Secondo Marco Lisei, senatore di Fd’I, "non è accettabile" che in città la maggior parte degli alloggi Acer "vada a stranieri (219 assegnazioni nel 2022, contro le 133 a italiani, su 352 totali, ndr), quando quelle case popolari sono state costruire e pagate con le tasse dei cittadini italiani nel corso degli anni".

C‘è chi "risiede in città da 40 o 50 anni e si vede superare in graduatoria da persone che sicuramente hanno delle necessità ma che sono a Bologna da pochissimo", afferma Stefano Cavedagna, capogruppo di Fd’I in Comune. Da qui la proposta di portare da tre a cinque anni di residenza il requisito minimo per fare domanda e di attribuire un punto per ogni anno di permanenza in città.

"A Ferrara, nel 2022, l’89% delle case Erp assegnate è andato a cittadini che da più tempo vivono lì – spiega Cavedagna –. Non stiamo chiedendo che ai bandi per l’assegnazione possano partecipare soltanto i cittadini italiani, una cosa che non si può fare. Ma di aggiungere una serie di criteri, primo fra tutti quello della residenzialità".

Per Antonio Mumolo, consigliere regionale del Pd, norme basate sull’anzianità di residenza sono "discriminatorie" e penalizzano "criteri di valutazione più rilevanti per la situazione di bisogno, come il reddito o la gravità del disagio abitativo".

"Non solo creano ingiustizie – avverte ancora Mumolo –, ma limitano anche l’accesso all’abitazione e all’opportunità di lavoro per i giovani che non risiedono da molti anni in un luogo, creando una barriera all’inclusione sociale e lavorativa".

Fd’I chiede anche maggiori controlli sulle auto-dichiarazioni con le quali i cittadini stranieri possono dimostrare di non possedere alloggi di proprietà, requisito indispensabile per accedere alle graduatorie Erp.

"Chiediamo una certificazione ufficiale rilasciata dalle autorità del Paese d’origine o dal Consolato in Italia – spiega il consigliere Francesco Sassone –. Trasparenza, equità e giusitiza: nulla di diverso rispetto a ciò che capita a un italiano".

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