
Due persone entrano al Cau del Navile: è stato il primo inaugurato a Bologna a fine 2023 e chiuderà di notte
Bologna, 6 giugno 2025 – Centri assistenza e urgenza (Cau), si va verso la chiusura notturna: i presidi, attivati a fine 2023 con l’obiettivo di affiancare il pronto soccorso nella gestione dei codici non urgenti, hanno registrato un numero molto basso di accessi dopo le 22. Per questa ragione l’Ausl di Bologna ha avanzato la proposta di interrompere l’attività notturna, puntando su una maggiore integrazione tra i Cau nelle ore diurne e la continuità assistenziale (guardia medica) nelle ore notturne. Il provvedimento dovrebbe partire da luglio e riguarderebbe tre centri di Bologna e provincia: Navile, San Lazzaro e Casalecchio. Davanti al Cau del Navile, il primo inaugurato in città a fine 2023, ci sono utenti e cittadini. “Mia moglie è addetta ai lavori e ritiene che – viste le poche persone che accedono di notte – la chiusura non sarebbe sbagliata. Secondo me, quando si parla di servizi pubblici, è inevitabile considerare una parte in perdita. Però ormai sono diventati delle aziende, come suggerisce anche il nome, e la logica non è più quella del servizio pubblico. Si taglia dove si può, ma il punto è capire se questi tagli siano sostenibili o meno” afferma Stefano Fazzioli. Anche Fiorella Randaccio sottolinea l’equilibrio tra necessità e sprechi: “Se devono restare aperti per niente, allora è giusto chiuderli di notte. Ma il servizio in sé è molto utile, io l’ho usato ed è stato comodissimo, un’alternativa valida al pronto soccorso, dove si perde tantissimo tempo”.
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“Quando si toglie un servizio è sempre una perdita – aggiunge Roberto Alessandrini – ma qui i ricavi non ci sono, quindi restano solo i costi. Se sono insostenibili, comprendo la decisione”. Sul punto interviene anche Giuseppe Parisi: “Bisognerebbe valutare i dati scientifici, ma se davvero l’affluenza è minima, diventa un costo in più. Ovviamente da cittadino vorrei tutto sempre aperto, ma bisogna trovare un equilibrio. Il pronto soccorso, per esperienza personale, è invivibile: per una cosa lieve ho atteso dodici ore. Servirebbe ripensare tutto il sistema”. C’è chi sottolinea l’importanza di mantenere attivo un servizio accessibile durante la notte, non necessariamente i Cau. “L’importante è che ci sia un servizio notturno. Io, ad esempio, mi sono sempre rivolto al pronto soccorso o alla guardia medica”, dichiara Giorgio Melchioni. “Se effettivamente durante le ore notturne ci sono così pochi accessi, penso abbia senso chiudere i Cau in quella fascia oraria. Tanto ci sono comunque altri servizi disponibili, ed è questo ciò che conta”, gli fa eco Dy Junjerlyn.
Altri cittadini invece collegano la scarsa affluenza a una questione di comunicazione. “Secondo me molte persone non conoscono i Cau e per questo vanno direttamente al pronto soccorso, che ha un problema di sovraffollamento. Sarebbe utile farli conoscere di più”, osserva Nicoletta Montesi. Sulla stessa linea Marilena Pinca: “I Cau sono un servizio utile, credo che ci siano pochi accessi perché la gente non è ben informata su di essi: alla fine vanno comunque tutti al pronto soccorso. Inoltre, ho conosciuto persone che mi hanno riferito la mancanza di attrezzature adeguate, e anche questo può influire”.
Non mancano le voci contrarie alla chiusura: “Al Pronto Soccorso si può aspettare anche 9 o 10 ore – osserva Stefano Saioni – i Cau servono proprio per non intasarlo con casi non urgenti. Io non li ho mai usati, ma so da chi li ha provati che funzionano bene”. “Io ci sono stata due settimane fa e mi è stato utile – racconta Matilde Franceschi – secondo me avrebbe senso tenerli aperti anche di notte, anche se capisco che ci siano valutazioni da fare”. Andrea Giordani conclude: “Non li ho mai usati, ma penso sia importante che rimanga un punto d’appoggio anche nelle ore notturne”.