Bologna, uso di cocaina in aumento. "Da droga per le feste a dipendenza"

Il Sert ha assistito a uno spostamento del 10% dei pazienti verso le sostanze eccitanti negli ultimi anni. I dirigenti Campalastri e Comaschi avvertono: "I giovani iniziano con l’alcol e da qui è un’escalation"

In aumento le dipendenze da droghe eccitanti

In aumento le dipendenze da droghe eccitanti

Bologna, 26 ottobre 2021 - Ma in città che droga gira? Dopo avere scandagliato le modalità con cui all’ombra delle Due Torri si compone e si mette in pratica l’offerta (guarda il video), l’interrogativo più grande ora riguarda la domanda. I gusti, le tendenze e dipendenze della galassia di consumatori che in città sono il mantice del fuoco del consumo di droga. Materia molto chiara al Sert di Bologna, nello specifico a Raffaella Campalastri e Claudio Comaschi, rispettivamente direttrice dell’unità operativa dipendenze patologiche e attività assistenziale alla popolazione vulnerabile e bassa soglia e direttore dell’unità operativa SerDP (servizio per le dipendenze).

L'ascesa della coca

Sebbene sui 3.500 assistiti dal Sert a Bologna il 60% sia ancora rappresentato da persone affette da dipendenza da oppiacei, su tutti l’eroina, l’ascesa delle droghe eccitanti, su tutte la cocaina, è un’evidenza. "Negli ultimi anni il trend è di uno spostamento almeno del 10% verso questa tipologia di sostanze – spiega Claudio Comaschi –. Tanti sono i fattori che contribuiscono, fra cui una componente sociale, secondo cui se l’eroina è la droga degli emarginati, la cocaina è vista più come quella delle persone benestanti. Ma pur considerando questo immaginario, la coca al pari dell’eroina non tarda a presentare il conto a chi ne fa uso".

L’aumento del consumo di cocaina però pone grosse difficoltà, su tutte "il fatto che mentre per l’eroina i nostri servizi hanno una risposta capace di ridurre dell’80% il malessere dei pazienti, per le droghe eccitanti non si può dire lo stesso e gli interventi devono essere più diffusi – continua Comaschi –, anche in considerazione del fatto che solo uno su sei fra chi fa uso di cocaina si rivolge all’assistenza per le dipendenze". È proprio sul riconoscere la dipendenza che si apre un tema cruciale: "essendo la cocaina utilizzata inizialmente come droga situazionale – specifica Raffaella Campalastri –. È usata per lo più in occasioni di festa, prima di sfociare in una dipendenza".

Giovani e consumatori

L’sos più allarmante arriva dai giovani, che "sempre più precocemente iniziano a fare uso di alcolici, primo vero viatico che spalanca le porte a una escaletion di consumo di sostanze – continua la Campalastri –. Se poi consideriamo i cannabinoidi, un adolescente su tre statisticamente ne fa uso. Ed è un iter che porta ad eventuali dipendenze connesse, anche con droghe più pericolose". Ma il consumo precoce non pone un problema solo sul piano della salute, bensì anche su quello "della legalità – chiosa Raffaella Campalastri –. Sono sempre di più i giovani che accumulano problemi con la giustizia connessi a reati di consumo e/o spaccio di droga".

Effetto pandemia

A far tremare i polsi sul fronte di una ulteriore potenziale impennata dei consumi in città è poi il rischio che il disagio sociale generato dalla pandemia "porti sempre più persone verso un uso/abuso di sostanze – scandiscono i dirigenti del Sert –. Questo anche a causa dell’incremento della ’nuova dipendenza’ da videogames, che spesso viene associata all’utilizzo di droghe e che con il lockdown è stata sostanzialmente innescata definitivamente". Se poi durante le fasi più critiche della pandemia "anche lo spaccio si è dovuto adeguare a sistemi di consegna ’porta a porta’, ma incassando il colpo dell’interruzione dello spaccio di strada, ora come tutte le attività anche questa è in ripresa".

Educazione alla prevenzione

Ad ogni problema però c’è una soluzione, da trovare all’evidenza. Secondo i dirigenti del Sert, per Bologna il tema è "di un lavoro sinergico fra più attori. Non solo con la repressione da parte delle forze dell’ordine o la presa in carico del Sert, ma anche con un’educazione alla prevenzione che deve cominciare dalla famiglia e dalla scuola – concludono Claudio Comaschi e Raffaella Campalastri –. È chiaro che un modello ideale di rettitudine è difficile da trasmettere, ma se vogliamo risolvere il problema della domanda non si può prescindere da una risposta strutturale, senza continue deleghe, ma con una rete di comunità sul tema in grado di sensibilizzare alle buone abitudini sin da quando i ragazzi sono nella prima adolescenza".

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