Colata, le intercettazioni verso la distruzione

Ieri l’udienza per decidere il destino delle telefonate. Procura e difese: "Nessun interesse". L’opposizione della Conti, il giudice si è riservato

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di Nicola Bianchi

Lo ha ribadito l’avvocato Luca Moser, in rappresentanza del sindaco di San Lazzaro Isabella Conti, davanti al gip Domenico Truppa: l’affaire ’Colata di Idice’ non può finire e quelle intercettazioni telefoniche – centinaia di migliaia che all’epoca scombussolarono gli ambienti economici e politici – "non dovranno essere distrutte". Per poi aggiungere, al termine dell’udienza in camera di consiglio, davanti ai cronisti: "Capisco che il tempo trascorso abbia cambiato prospettiva nelle valutazioni dei fatti, ma distruggerle sarebbe un errore". Un’oretta di discussioni che hanno riportato alla luce i fatti del 2015 quando il sindaco di San Lazzaro disse no alla maxi cementificazione – la costruzione di un insediamento da 582 alloggi, del valore di 300 milioni, a Idice – e denunciò presunte minacce subite. Nell’occhio del ciclone finirono in sette, tra ex sindaci, esponenti del mondo cooperativo, imprenditori. Indagati per minaccia a corpo politico dello Stato, poi definitivamente archiviati il 21 dicembre 2016. E proprio alla luce di quell’atto ieri il procuratore aggiunto Morena Plazzi ha ribadito la richiesta di distruzione delle intercettazioni in quanto "irrilevanti". Posizione tenuta pure dai legali di Rita Ghedini e Simone Gamberini, presidente e direttore di Legacoop, Aldo Bacchiocchi, ex sindaco di San Lazzaro, Carlo Castelli, tesoriere del Pd di Bologna, il revisore dei conti Germano Camellini e l’imprenditore Venturoli. "Qual è l’interesse oggi di quelle telefonate con un’inchiesta che non esiste più? Nessuno", il commento dell’avvocato Guido Magnisi. Mentre il collega Aldo Savoi Colombis, per l’ex sindaco di Castenaso Stefano Sermenghi e candidato alle recenti elezioni di Bologna, si è rimesso a giustizia: "La posizione di Sermenghi è stata quella di stare alla finestra e in udienza ci siamo dichiarati nè a favore nè contro la distruzione. Questo perché il mio assistito non è stato intercettato e la sua posizione è stata archiviata perché estraneo alla vicenda processuale".

Tornando alla Conti, dall’avvocato Moser è stata ribadita la chiara volontà scritta nella memoria di 41 pagine già depositata il 9 gennaio 2017, nella quale si evidenziava "la conferenza e la rilevanza delle interlocuzioni intercettate, a noi note, tra l’altro, solo tramite brogliacci". Tutto ora passa nelle mani del giudice il quale si è riservato. Anche se il destino delle telefonate sembra ormai scritto, mentre resta in piedi la battaglia davanti al Consiglio di Stato. Ma questa è un’altra pagina della storia...

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