Colf e badanti, guida all’assunzione

Come mettere in regola un collaboratore domestico

Badante (foto d'archivio)

Badante (foto d'archivio)

Bologna, 19 settembre 2019 - C’è un mestiere in estinzione, quello della cara e vecchia ‘tata’. Meno pavimenti tirati a lucido e sempre più anziani bisognosi di cure. "E’ il mercato delle badanti, che ha pian piano ‘soffocato’ quello delle più tradizionali signore delle pulizie". I loro profili? "Secondo la mia esperienza tra i 35 e i 55 anni e originarie dei paesi dell’est", spiega il dottor ragioniere Mario Spera, titolare di uno studio da commercialista, che ogni giorno assiste alla stipula di contratti fra privati e queste ‘lavoratrici (o lavoratori) casalinghe’. Tanti quindi gli assistenti a persone non completamente autosufficienti che siglano contratti con le famiglie. 

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Un obbligo - chiaramente - quello di regolarizzare queste posizioni professionali, per tutelare sia i dipendenti che i datori; a partire dalle tasse. "Il privato – spiega Spera –, non è sostituto d’imposta, e alla fine dell’anno dovrà consegnare il cud al proprio lavoratore. Quest’ultimo, dovrà presentarlo al momento della dichiarazione dei redditi". Si tratta – a tutti gli effetti – di un contratto regolare, "che prevede, nel caso di licenziamento, il diritto alla disoccupazione statale, ma anche la maturazione del Tfr, della tredicesima e delle eventuali ferie non godute". Allo stesso tempo, il privato che decide di assumere una badante, una colf o anche un semplice giardiniere, ha la facoltà di detrarsi i contributi che ha maturato la badante, versati normalmente (da contratto) con un contributo all’Inps. Ma quali sono i rischi per chi non regolarizza un collaboratore domestico? "In primis, nel caso del lavoratore si perde il diritto a ogni tipo di indennità e previdenza. Per il privato invece il rischio - in mancanza di un’assicurazione - è che vi siano ripercussioni legali nel caso di un infortunio sul lavoro".

Ecco cosa fare

Il primo passo? Stipulare un contratto. Colf, badante, o meglio collaboratrice domestica, come fare per assumerne una? Innanzitutto bisogna trovarla (o trovarlo),  e non è difficile, spesso basta il passaparola. Come funziona invece l’iter per mettere in regola – nel caso di un privato – quello che a tutti gli effetti è un dipendente? Prima di tutto ci si deve recare in un patronato, per esempio un Caf Cisl, dove noi (i datori di lavoro), prenderemo un appuntamento per stipulare un contratto con la persona che abbiamo deciso di assumere per lavorare in casa nostra. Il contratto può riguardare diverse figure professionali, babysitter, badanti per persone non autosufficienti, ma anche profili di altro tipo, come giardinieri o lavoratori ‘occasionali’. "La categoria di maggiore successo – spiega Rosario Troiano (Caf Cisl) – resta comunque quella delle badanti e delle colf".

I documenti? Ecco quali presentare. Stipulare un contratto vuol dire anche avere un dipendente con le carte in regola. Nel caso in cui il futuro lavoratore provenga da un paese al di fuori della Comunità europea, quest’ultimo avrà l’obbligo di presentarsi con il permesso di soggiorno valido, il codice fiscale e una carta d’identità (o un passaporto), sempre in corso di validità. L’iter è un po’ più semplice per quanto riguarda i cittadini comunitari, che dovranno allegare ai propri dati solamente carta d’identità e codice fiscale. Parlando in numeri, "nelle oltre 30 sedi del patronato Cisl - spiega Troiano –, fra contratti aperti e chiusi, ogni anno ne passano fino a un migliaio".

I contributi? Dal cud ai pagamenti online. Al momento della stesura del contratto fra il lavoratore e il privato che lo assume, verrà chiarito che quest’ultimo, non essendo sostituto d’imposta, a fine anno dovrà consegnare il cud al collaboratore domestico. Il neo-assunto a quel punto dovrà aver cura di presentarlo al momento della dichiarazione dei redditi, mentre il datore di lavoro è tenuto a comunicare all’Inps, entro i tempi stabiliti, l’instaurazione del rapporto di lavoro attraverso il canale telematico, intermediari dell’Istituto o il servizio di contact center. I contributi possono anche essere pagati online, e ricevere anche le notifiche delle relative scadenze tramite il sito dell’Inps nella sezione dedicata.

Perché regolarizzare? I rischi per chi non lo fa. Regolarizzare fa rima con tutelare; se stessi e il lavoratore che si assume. La mancanza di una copertura assicurativa, nel caso di infortunio sul lavoro, è la problematica più ovvia a cui può andare incontro un privato che decide di prendersi in casa qualcuno e pagarlo in nero, come quello di farsi ‘pizzicare’ dall’Agenzia delle entrate. Ma le tutele valgono anche per il lavoratore stesso, che in assenza di un contratto dovrebbe rinunciare a ogni tipo di vantaggio, quale la previdenza, il tfr, (che può essere anche versato mensilmente attraverso la busta paga), le eventuali ferie maturate nel tempo e non utilizzate.

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