"Con la droga gli adolescenti testano il proprio limite"

L’uso sporadico tra i ragazzini dettato anche dalla volontà di far parte di un gruppo

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"In adolescenza il contatto con le droghe fa parte dell’esplorazione del limite. E questo ‘contatto’ non è necessariamente predittivo di una carriera da tossicodipendente". La psicoterapeuta Linda Degliesposti (foto), affrontando il delicato tema del sostegno psicologico per chi fa uso di sostanze, fa una distinzione di base necessaria: "Al privato si rivolge soltanto chi fa uso in maniera saltuaria di droghe. Le dipendenze più gravi, croniche, sono nella stragrande maggioranza dei casi in carico al servizio pubblico. E questo è un bene, perché per lavorare su determinati disturbi è necessaria un’équipe strutturata con dietro un’istituzione".

Concentriamoci sull’approccio occasionale. Chi si rivolge allo psicoterapeuta per un sostegno?

"Una platea trasversale, che va dal professionista al ragazzino che magari è bravissimo tutta la settimana e poi il sabato fuma tre spinelli con gli amici. Persone che hanno vite regolari e che per questo non si riconoscono nell’idea del tossico che fa ricorso al Sert".

Cosa spinge i ragazzini ad approcciarsi all’esperienza con la droga?

"Prima di tutto bisogna fare una distinzione tra droghe aggreganti e droghe della solitudine. La cannabis è aggregante. Lo stesso ragazzino che fuma marijuana con gli amici, ad esempio, da solo può non sentirne il bisogno. Quindi ci può essere la spinta del gruppo, che porta a sperimentare insieme per non sentirsi escluso; la voglia di testare i propri limiti; e anche quella sensazione di invincibilità che è tipica dell’adolescenza, come il fascino del proibito. E poi anche un discorso molto nuovo".

Ossia?

"La pressione dei media e dei social sui ragazzi. Una pressione enorme, di cui noi adulti percepiamo soltanto una piccola parte. Pluralità di mode mutevoli che, come ‘lavoratori del settore’ cerchiamo di rincorrere, in un costante lavoro di aggiornamento professionale. Ogni tempo storico e struttura sociale sviluppa e legge il malessere in maniera diversa".

E per quanto riguarda la cocaina?

"L’uso della cocaina, rispetto alle pasticche o ai cannabinoidi, è più strutturato, più legato a determinate personalità. Ma, al di là dei discorsi generici, ogni situazione ha una complessità tale che va studiata caso per caso. Ci sarebbe poi da aprire una parentisi sullo ‘status’ della cocaina, che ancora è vista come una droga da vip".

Nicoletta Tempera

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