
Il filosofo della scienza, Telmo Pievani
Dopo il primo incontro della serie ’Cooperare per Evolvere’, arriva il secondo appuntamento del format di Legacoop che approfondisce come la cooperazione, e non la sola competizione, abbia avuto un ruolo determinante per l’evoluzione degli ecosistemi e delle società umane. Il secondo evento, oggi alle 18.30 a Villa Smeraldi di Bentivoglio, avrà per tema l’umano e per ospite il filosofo della scienza Telmo Pievani che illustrerà in che modo il mutualismo ha favorito la specie umana e il suo sviluppo in società complesse, basate sulla fiducia, la solidarietà e l’appartenenza a un destino comune.
Prof Pievani, la specie umana è sempre stata cooperativa?"Se si parla dell’homo sapiens, assolutamente. E questa cooperazione è stata il segreto della sopravvivenza della nostra specie, l’unica a essere riuscita nel tempo a non estinguersi. E questo proprio perché anche il modo di cooperare della specie umana si è evoluto: nel tempo abbiamo imparato a cooperare, tra gruppi, come nessun altra specie al mondo".
Ci sono situazioni, e il quadro geopolitico attuale ne è tristemente esempio, in cui la specie umana, però, non riesce a cooperare in termini di pace, cambiamento climatico e impatto ambientale. Perché?"La cooperazione è l’unica strategia evolutiva efficace, ma spesso viene minacciata e resa fragile dalla figura del cosiddetto ‘free rider’, il battitore libero. Un soggetto che, per suo interesse, elude da un sistema di cooperazione creato per il bene pubblico, ma gode, poi, del sistema in cui, invece, gli altri si ambientano. Ne è un esempio l’evasore fiscale. E la figura del battitore libero, in termini anche politici, è da sempre preoccupante per la stabilità del sistema".
Parliamo, ora, delle tecnologia, che individualizza molto l’essere umano."Senza dubbio. Si tratta, però, soprattutto quello dell’avvento dei social media, di un impatto che per noi è ancora difficile da studiare perché avvenuto in un’epoca troppo recente, circa una quindicina di anni fa. Sono certo, però, che influisca in parte negativamente sulla cooperazione umana. I social permettono, anche in modo anonimo, di rimanere con il proprio credo e pensiero o di interfacciarsi solo con persone che hanno lo stesso pensiero. Questo fa perdere il senso e l’importanza di scambiarsi idee e pareri, trovare soluzioni comuni. Lo chiamiamo il ‘tribalismo digitale’, quello dove si creano tribù di pensiero virtuali perché chi fa parte di questa tribù la pensa allo stesso modo. E spesso con idee pericolose o sbagliate. Servirebbe una giusta educazione, e forse anche legislazione, in merito. Ma il web e i social non vanno solo demonizzati in materia di cooperazione".
Si spieghi meglio professore."Molti esempi virtuosi, di cooperazione e mutualismo, del giorno d’oggi vengono proprio dal mondo del web e dell’intelligenza artificiale. Basti pensare ai gruppi creati, e a cui prendono parte persone da tutto il mondo, per chi è affetto da malattie rare: per scambiarsi consigli, opinioni, metodi per dare sollievo e contatti, anche scientifici, per cercare cure moderne e più efficaci. Dal punto di vista ambientale, anche, un buon modello di cooperazione è visibile nelle comunità energetiche, dove ci si riunisce per migliorare l’impatto ambientale, nelle comunità dove si cerca di sviluppare il ‘km0’ e dove tutti, in qualche modo, contribuiscono".
Zoe Pederzini