Dante Alighieri e la Garisenda: l’incanto della torre pendente

Nel podcast di oggi il Sommo Poeta porta il monumento nel gioco delle similitudini dell’Inferno

Dante Alighieri e la Garisenda  L’incanto della torre pendente

Dante Alighieri e la Garisenda L’incanto della torre pendente

Tutti che vogliono salire sull’Asinelli, perché delle due torri è la più alta e bella. Ma sapete? Nel corso della storia, è stata proprio la Garisenda, con la sua pendenza e la "capa mozzata" a metà del 1300 per rischio di crollo, ad attirare maggiormente l’attenzione di poeti e scrittori.

A cominciare da Dante Alighieri, che ancor prima di diventare il sommo poeta, come narrano scritti e testimonianze, venne a Bologna da ragazzo. Racconta della Torre Garisenda e della sua storia l’episodio di oggi del podcast Il Resto di Bologna, che si può ascoltare sul nostro sito e su Spotify. Una delle prime attestazioni poetiche di Dante, intitolata "Non mi poriano già mai fare ammenda", contenuta nel volume "Le rime", 54 liriche scritte tra il 1283 e il 1307, suddivise in 34 sonetti, 13 canzoni, cinque ballate e due sestine, si dice essere stata scritta in città, proprio "sotto le due torri", ma nel vero senso della parola.

Nella rima, il futuro sommo maledice i propri occhi perché si son distratti a guardar la Garisenda e non si sono concentrati sulla Torre degli Asinelli. C’è da sapere che nel 1287 il giovane Dante Alighieri arrivava a Bologna per la prima volta e rimaneva così impressionato dalla pendenza della torre Garisenda da scriverci sopra questa rima appunto. La Garisenda, però, entra poi da "regina" nel mondo delle similitudini che piacciono molto a Dante, grazie al XXXI canto dell’Inferno della Divina Commedia, riportato su una lapide affissa sulla torre: "Qual pare a riguardar la Carisenda sotto ‘l chinato, quando un nuvol vada sovr’essa sì ched ella incontro penda; tal parve Anteo a me che stava a bada di vederlo chinare, e fu tal ora ch’ i’ avrei voluto ir per altra strada".

Il personaggio di Dante si trova nel "Pozzo dei giganti" puniti per essersi opposti a Dio, tra l’ottavo e il nono cerchio. Per descrivere il gigante Anteo che sporge dal pozzo per diversi metri, il sommo poeta, attraverso una similitudine, lo paragona alla torre Garisenda. Garisenda si dice sia stata fondata nel 1110 da Filippo e da Oddo Garisendi, forse gareggiando, ma perdendo, con i vicini Asinelli. Dopo esser stata "mutilata" di ben dodici metri, la torre subì alterne vicende: acquistata dalla potente Corporazione dei Drappieri, avente sede nel prospiciente palazzo degli Strazzaroli, nel corso dei secoli iniziò ad essere occultata parzialmente da varie costruzioni erette intorno, fra cui edifici a carattere commerciale e una chiesetta intitolata a Santa Maria delle Grazie (1710); tali strutture, dallo spiccato carattere superfetativo ovvero superfluo, furono demolite sul finire del XIX secolo, periodo in cui fu anche aggiunto un rivestimento basamentale in bugne di selenite.

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