
I Tre Allegri Ragazzi Morti (foto di Vanessa Tomasin). Al centro, Davide Toffolo
Bologna, 15 aprile 2021 - Dietro la maschera, solidarietà. Ospite a Sanremo degli Extraliscio, Davide Toffolo dice di aver sentito aleggiare sul palco dell’Ariston lo spirito di Tenco, ma ora che è rientrato in sede ad agitare i suoi pensieri sono altri fantasmi. Quelli che minacciano di smantellare il circuito della musica italiana chiudendo per sempre locali ridotti allo stremo dalla pandemia. Così, assieme ai suoi sodali Luca Masseroni ed Enrico Molteni, il ’ragazzo morto’ ha pensato di destinare ai gestori in difficoltà metà degli incassi di A casa tua, il docu-live in diretta streaming il 21 aprile alle 21 sulla piattaforma americana Bandcamp (https://tarm.bandcamp.com) e poi disponibile per le 24 ore successive. Toffolo & Co. hanno stilato una lista di 26 locali "amici" dei Tre Allegri Ragazzi Morti sparsi su tutto il territorio nazionale tra i quali lo spettatore, al momento dell’acquisto del biglietto, dovrà scegliere quello a cui destinare il proprio contributo (inviando una mail all’indirizzo acasatuatarm@gmail.com). Si tratta di palcoscenici cari alla band come quelli del Covo, dell’Estragon, del Tpo, del Locomotiv, solo per restare nella cintura urbana bolognese, che per ogni biglietto staccato riceveranno circa 7 euro e mezzo a fronte di prezzo totale di 15. Il resto andrà, infatti, a ripianare i costi di produzione.
Toffolo, qual è il racconto di 'A casa tua’? "Il film parla del nostro ritorno a ‘casa’, appunto. Da anni Enrico abita a Milano, io a Roma e Luca non so neppure dove, ma la pandemia ci ha riportato tutti e tre in Friuli consentendoci di ritrovare le nostre radici. Pure artistiche. Così abbiamo preso le immagini di un concerto della scorsa estate in quei luoghi e utilizzate per ricostruire i nostri legami col territorio attraverso tre ‘passeggiate’ lì dove siamo cresciuti. La regia l’ho fatta io e non è stato facilissimo perché i TARM sono un gruppo mascherato che fatica a tirare fuori la sua dimensione più intima, ma il ritratto che ne esce fuori è comunque molto puro". Come avete selezionato i 26 club della lista? "Sono quelli che di solito tocchiamo nei nostri tour. Suoniamo da trent’anni e il rapporto col territorio, da Pordenone a Palermo, è molto forte". Quanto contate di raccogliere? "Di pubblico che ci segue ce n’è tanto e siamo fiduciosi. Le nostre tournée si sono sempre sovvenzionate coi biglietti venduti e sarà così anche per il film". Che piazza è per voi quella di Bologna? "Molto fortunata, perché può contare su quattro club particolarmente attivi. E poi Bologna è la mia città di formazione; quella dove ho frequentato i corsi di disegno anatomico e soprattutto la scuola di fumetto Zio Feininger di Andrea Pazienza e Lorenzo Mattotti. Avevo vent’anni e l’esperienza mi ha cambiato la vita". Visto che il posto dei Tre Allegri Ragazzi Morti sono club e rassegne estive, a Sanremo s’è sentito un turista per caso? "Come ricorda pure il titolo del podcast da ‘infiltrato’ che ho realizzato nei giorni del Festival, mi sono sentito un ‘ghost’, un fantasma. E non solo per la maschera. Però è stata un’esperienza molto bella vissuta assieme ad un gruppo strepitoso come gli Extraliscio. Diciamo che la mia presenza al Festival ha avuto senso all’interno della narrazione che Sanremo prova a fare ogni anno della musica italiana. Quest’anno gli è venuto abbastanza bene, perché è riuscito a raccontare realtà anche meno convenzionali come la mia". Sanremo, basta una volta nella vita? "Dipende, non mi dispiacerebbe tornarci con i Tre Allegri Ragazzi Morti. Ma non so se sarà così facile".