De Paolis: "Con ’Princess’ le ragazze raccontano la verità"

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"Ho costruito il film fondendo il mio punto di vista con quello di alcune ragazze nigeriane, vere vittime di tratta, che lo hanno scritto con me e poi hanno interpretato se stesse". Ecco come Roberto De Paolis, regista di ’Princess’, una fiaba moderna disincantata e commovente passata all’ultimo Festival di Venezia, racconta l’incipit del suo lavoro attorno a un film che è stato accolto come uno dei titoli rivelazione del cinema italiano. Regista, sceneggiatore, produttore e fotografo romano, De Paolis arriva oggi alle 18,30 al cinema Rialto, proprio per introdurre il suo secondo lungometraggio. La narrazione vede al centro Princess, giovane clandestina nigeriana che vende il proprio corpo ai margini di una grande città. Come un’amazzone a caccia, si muove in una pineta che si estende fino al mare, un bosco incantato in cui rifugiarsi, nascondersi dalla vita, guadagnarsi il pane quotidiano. Per sopravvivere deve fiutare l’odore dei soldi, evitare pericoli e sentimenti, un cliente dopo l’altro, senza soluzione di continuità. Finché un giorno litiga con le amiche con cui condivide la strada e incontra un uomo che sembra volerla aiutare, ma è soltanto da sola che potrà salvarsi. "Con le ragazze – approfondisce De Paolis – abbiamo percorso strade diverse e credo più autentiche rispetto alla rappresentazione, spesso pietistica, a cui siamo abituati quando si parla di immigrazione, clandestinità, prostituzione. Sempre in bilico tra il racconto dal vero di una realtà degradata e quello lirico di un’umanità ferita, il film è un racconto di formazione". E conclude: "Perché Princess, prima di ogni altra cosa, è una ragazza di 19 anni che, aggrappata al proprio candore, cerca di resistere alla ferocia del mondo".

b. c.

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