Camugnano (Bologna), 14 aprile 2024 – ”Abbiamo sentito un rumore, come di un motore che gira a vuoto”. Un rumore metallico, anomalo e sempre più forte. Per quanto è durato? Il tempo, nella memoria dei sopravvissuti, non ha una dimensione chiara. Sono secondi, ma interminabili.
Sono sei i tecnici al lavoro nella centrale Enel di Suviana che, per un destino fortunato, martedì si trovavano ai piani più alti dell’impianto. E che sono riusciti a mettersi in salvo subito. Senza ferite, ma con lo choc di aver visto morire i colleghi.
I sei, in questi giorni, sono stati sentiti a sommarie informazioni dagli inquirenti (a coordinare le indagini il pm Flavio Lazzarini), per una prima ricostruzione di quei momenti terribili, necessaria a delineare il contesto in cui è avvenuto il disastro.
"Abbiamo udito prima il rumore – hanno ricostruito – e poi c’è stata l’esplosione". Qualcuno ha detto di aver visto la fiammata e sentito un odore acre, ma anche su quest’ultimo punto gli investigatori sono cauti. Non è chiaro, infatti, se sia stato avvertito prima o sia stato un effetto dell’incendio, dell’olio lubrificante bruciato.
Tra gli operai sopravvissuti ci sono Emanuele Santi, Alessio Fortuzzi e Pier Francesco Firenze: hanno rievocato davanti ai carabinieri quei momenti drammatici. Che hanno vissuto, ma non hanno visto: non si trovavano, infatti, nei piani più bassi, quelli distrutti e allagati dall’esplosione. Così come il capo della centrale, Simone De Angelis, che martedì non c’era, ma ha fornito ai militari dell’Arma le informazioni di base sull’impianto.
Per questo, oltre all’acquisizione di documenti di appalto, adesso la massima attenzione è concentrata sul racconto che verrà fornito dai cinque lavoratori rimasti feriti. Da domani, i militari del Nucleo investigativo e del Nucleo ispettorato del lavoro, inizieranno ad ascoltare anche loro: a partire dai tre originari dell’Appennino, Nicholas Bernardini, dimesso mercoledì, e poi Jonathan Andrisano e Leonardo Raffreddato, ancora ricoverati, ma tutti dichiarati fuori pericolo. Solo dopo sarà la volta di Stefano Bellabona e Sandro Busetto, ancora in gravi condizioni, ma stabili.
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