Cosa sappiamo dell’esplosione a Suviana: perché c’è chi si è salvato (grazie ai segnali di allarme)

La centrale, le turbine, l’alternatore: le domande a cui deve rispondere l’inchiesta per omicidio e disatro colposo e qualche punto fermo

Bologna, 13 aprile 2024 – Cosa sappiamo dell’esplosione nella centrale elettrica di Bargi? Cosa è successo nella struttura immersa nel bacino artificiale di Suviana? Per prima cosa, i numeri: 7 vittime, 3 feriti gravissimi ancora in ospedale. Ossia, una strage sul lavoro come poche altre in Italia. Smobilitate le squadre di sommozzatori che hanno lavorato notte e giorno, in condizioni difficilissime, spento anche l’ultimo lumicino di speranza, ora è il tempo del dolore, delle domande e dell’inchiesta che punta, in primo luogo, all’alternatore

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Cosa sappiamo sull'esplosione della centrale elettrica di Bargi a Suviana
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Chi sono i sette morti

Le vittime accertate dopo l'esplosione di Suviana. In alto da sinistra Paolo Casiraghi, Adriano Scandellari e Angelo Cotugno. Sotto Vincenzo Franchina, Vincenzo Garzillo e Alessandro D'Andrea. Sul lato a destra Pavel Petronel Tanase
Le vittime accertate dopo l'esplosione di Suviana. In alto da sinistra Paolo Casiraghi, Adriano Scandellari e Angelo Cotugno. Sotto Vincenzo Franchina, Vincenzo Garzillo e Alessandro D'Andrea. Sul lato a destra Pavel Petronel Tanase

Quello di Pavel Petronel Tanase, 45 anni, romeno ma residente nel Torinese e padre di due gemelli di 14 anni è stato il primo corpo estratto dal ventre della centrale.

Mario Pisani, tarantino di 64 anni, ex dipendente Enel, lascia la moglie, i figli (Fabio, Matteo e Valentina) e i cinque nipotini.

Vincenzo Franchina, messinese che avrebbe compiuto 36 anni tra un mese; viveva a Genova con la moglie Enza, sposata da poco più di un anno e papà da soli tre mesi.

Adriano Scandellari, 57 anni, padovano e residente a Ponte San Nicolò (Padova). Era un lavoratore specializzato di Enel Green Power nella funzione di O&M Hydro. Era stato insignito da poco con la stella al merito per il lavoro dal capo dello Stato, Sergio Mattarella. 

Paolo Casiraghi, milanese di 59 anni, che era dipendente della ditta Abb. Tecnico specializzato con tanta esperienza e una vita fatta di viaggi per lavoro, passata nella zona nord di Milano, fra Niguarda e Bicocca, con la passione per l'Inter.

Alessandro D'Andrea, 37 anni, originario di Forcoli (frazione di Palaia in provincia di Pisa), tecnico specializzato con numerose esperienze anche all'estero, lavorava per la Voith di Cinisello Balsamo (Milano).

Vincenzo Garzillo, napoletano di 68 anni, dipendente di Lab Engineering, era a Suviana come consulente esterno. In pensione da un anno, era esperto nella riattivazione dei macchinari di centrali idroelettriche.

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Come stanno i feriti

Ustioni, anche per inalazione, e fumi tossici: con questo devono fare i conti i cinque feriti gravi e gravissimi ancora in ospedale. Nessuno di loro pare si trovasse al piano -8, ossia quello dove è avvenuto l’esplosione, ma tutti in quelli superiori.

Nicholas Bernardini, 25 anni di Gaggio Montano nell’Appennino bolognese, è già stato dimesso. Un’altra buona notizia è arrivata ieri: Jonathan Andrisano, 35anni di Castiglione dei Pepoli, è stato dichiarato fuori pericolo e trasferito dalla terapia intensiva dell’ospedale Sant’Orsola in un reparto ordinario.

Restano gravissime altre tre persone, tutte alle prese con ustioni di secondo e terzo grado su larga parte del corpo: Leonardo Raffreddato, 42 anni di Camignano, ricoverato al Bufalini di Cesena; Sandro Busetto di Venezia, 59 anni, ricoverato a Pisa; Stefano Bellabona, 54 anni di Noventa Padovana, ricoverato a Parma.

Cosa stavano facendo tecnici e operai: il revamping

Dopo mesi di manutenzione e ammodernamento, in gergo revamping, erano in corso le operazioni per riaccendere le due grandi turbine da 165 MegaWatt che costituivano (ormai al passato) la più potente centrale idroelettrica d’Italia. La prima turbina era già stata accesa, erano in corso le operazioni per rimessa in opera anche della seconda.

I campanelli di allarme

L’esplosione nella centrale è avvenuta pochi minuti dopo le 15 di martedì 9 aprile. Ma non è stato un evento improvviso, qualche avvisaglia c’è stata. Tanto che ci sono stati sopravvissuti, i cui racconti sono ora importantissimi per chi indaga.

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La scolaresca in visita e il cattivo odore

I primi ad andarsene dalla centrale di Bargi è stato un gruppo di tre classi di terza media di una scuola di Vignola, nel Modenese, che avevano da poco finito la loro visita alla centrale idroelettrica e avevano cominciato a fare merenda. Il cattivo odore che l’insegnante ha sentito nell’aria l’ha convinto a fare spostare gli studenti verso la tappa successiva della gita – la Rocchetta Mattei – in anticipo.

Perché ci sono sopravvissuti

Chi è riuscito a uscire in tempo dalla centrale racconta di un frastuono arrivare dai piani più bassi dell’enorme struttura in cemento armato. Poi il boato di una esplosione e le fiamme che salivano per decine di metri. Alcuni sono riusciti a scappare. “Qualcuno ha avuto il tempo di evacuare – spiega infatti il comandante dei vigili del fuoco, Calogero Turturici – cosa che non sarebbe stata possibile se non ci fossero state avvisaglie”.

Perché alcune vittime erano al loro posto

Alcuni lavoratori che hanno perso la vita sono stati trovati nei loro uffici: “Forse perché erano impegnati nella gestione dell’emergenza”, aggiunge Turturici.

L’esplosione

L'olio nel bacino di Suviana nei minuti successivi all'esplosione
L'olio nel bacino di Suviana nei minuti successivi all'esplosione

Nelle acque del bacino artificiale di Suviana – lo si vede dalle immagini scattate subito dopo la tragedia – galleggia olio. L’unico punto dove si trovano grandi quantità di olio è nell’alternatore: un gigante che permette all’energia cinetica, creata dalla rotazione delle pale delle turbine spinte dall’acqua che cade dal Brasimone, di trasformarsi in energia elettrica. In questo caso si tratta di un macchinario di 150 tonnellate che viaggia a 370 giri al minuto grazie a cuscinetti che devono scivolare sull’olio per creare meno attrito possibile. Qui è avvenuta l’esplosione? Oppure è scoppiata la turbina e ha poi trovato prodotti combustibili che hanno innescato la deflagrazione? Queste e a altre domande deve rispondere l’inchiesta.

L’inchiesta

Si indaga per omicidio e disastro colposo. Il primo atto è stato il sequestro della ‘scatola nera’ dell’impianto, ossia in sistema Scada che tiene traccia informatica di tutti i parametri di funzionamento dei macchinari. La Scada era ai piani alti della centrale ed è stata consegnata dai vertici di Enel Green Power. Ora, trovati tutti i dispersi, si potrà accelerare nello svuotamento con idrovore ancora più potenti della centrale per arrivare anche nei piani ancora allagati ed esaminare ogni singolo frammento.

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