Fatture false per 10 milioni e lavoro irregolare: smascherata frode all'Inps

La Guardia di Finanza ha accertato che l'imprenditore non ha versato i contributi dovuti e ha lucrato sull'Iva per oltre 2,2 milioni di euro

Guardia di Finanza, foto generica

Guardia di Finanza, foto generica

Bologna, 9 settembre 2022 - Grazie a uno stratagemma, nella sua azienda utilizzava 69 lavoratori a cui venivano riconosciute retribuzioni e tutele decisamente inferiori a quelle spettanti per legge, riuscendo anche a lucrare sull'Iva per oltre 2,2 milioni, grazie alle false fatture emesse tra il 2015 e il 2020 per oltre 10 milioni.

È quanto ha accertato la Guardia di Finanza, al termine delle indagini relative all'operazione "Spin off", che ha consentito di portare alla luce un'ingente frode ai danni dell'Inps commessa da un imprenditore bolognese che opera nel settore della produzione di componenti elettronici. 

Gli accertamenti, scattati nel 2020, con l'avvio di due distinte attività fiscali nei confronti di una ditta individuale e di una società entrambe riconducibili allo stesso imprenditore, hanno permesso di smascherare un falso appalto di servizi tra le due aziende, che andava avanti da anni e che permetteva all'imprenditore di impiegare dei lavoratori formalmente in carico alla società e beneficiare indebitamente di un'aliquota contributiva più vantaggiosa, creando non solo un danno all'Erario, ma soprattutto ai lavoratori. A questi ultimi, infatti, veniva applicato un contratto con retribuzioni e tutele «decisamente inferiori a quelle spettanti per legge», spiega la finanza.

In questo modo l'imprenditore non solo non si è fatto carico degli oneri contributivi, ma ha anche lucrato sull'Iva per oltre 2,2 milioni, grazie alle false fatture emesse tra il 2015 e il 2020 per oltre 10 milioni. Per le Fiamme gialle, quindi, non ci sono dubbi, quello messo in piedi dall'imprenditore sarebbe "un tipico caso di fraudolenta somministrazione di manodopera, in cui l'appaltatrice non disponeva dei mezzi e delle strutture necessarie all'adempimento dell'obbligazione, mentre i dipendenti, che in taluni casi addirittura ignoravano chi fosse formalmente il loro datore di lavoro, continuavano a essere gestiti a tutti gli effetti dall'appaltante".

I controlli, svolti con la collaborazione dei funzionari dell'Inps, hanno così portato alla quantificazione di maggiori contributi previdenziali dovuti per oltre 1,2 milioni di euro, oltre che alla corretta riqualificazione dei contratti di lavoro del personale.

Infine, l'imprenditore ha dovuto versare all'Erario l'intero ammontare di imposte, sanzioni e interessi dovuti, per oltre tre milioni di euro.

 

è arrivato su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro