Fresu: "Musica e cibo sono contaminazione"

Oggi dalle 19, da Berberè a porta Saragozza, firmacopie con il trombettista che presenta l’album ‘Food’, collaborazione con Omar Sosa

Fresu: "Musica e cibo sono contaminazione"

Fresu: "Musica e cibo sono contaminazione"

di Benedetta Cucci

Si intitola "Food" l’album che vede di nuovo la collaborazione del trombettista Paolo Fresu con Omar Sosa. Dal 19 aprile è stato ‘servito’ in anteprima sulla web radio Pizza or Vinyl di Berberè, il marchio della pizza creato dai fratelli Matteo e Salvatore Aloe partendo da Bologna. Oggi dalle 19, nel punto di porta Saragozza, firmacopie con l’artista e possibilità di acquistare cd e vinili a un prezzo speciale.

Paolo Fresu, perché un album sul cibo?

"In questo momento storico la riflessione sul cibo è di fondamentale importanza. Cibo è sinonimo di ambiente, economia, società, rispetto, equità, religione. Lo stesso tema della migrazione investe la riflessione sul cibo, sulla produzione, sul suo approvvigionamento e sull’impatto ambientale".

Che posto ha nella sua educazione sentimentale il cibo?

"Un posto fondamentale. Io provengo dalla Sardegna, sono figlio di pastori e contadini. Mia madre ha 96 anni, ma quando le dico che sto arrivando a casa la prima cosa che mi chiede è cosa voglio a pranzo. Per quella cultura il cibo è condivisione e socialità. Una maniera per conoscersi, aprire la porta all’ospite. E il cibo è anche storia umana. L’agrodolce delle sebadas racconta storie di invasioni e soprusi, ma anche di capacità di apprendere dagli altri rubando il nuovo, di assimilarlo e di mettere in atto nuove alchimie. Come per la musica il gusto è contaminazione e ricerca. Ma nella mia educazione rurale il cibo è anche mero sostentamento. Da ragazzino, a Pasqua e Natale assistevo allo sgozzamento degli agnellini che mio padre avrebbe venduto per mantenere la famiglia. Poteva sembrare un gesto cruento, ma ho visto mio padre piangere per la morte di una pecora. In campagna non si uccide mai per caso e non si spreca nulla…".

La sua ricetta ‘comfort food’?

"La minestra con il brodo di carne preparata da mia madre, che io mangio bollente anche in pieno agosto. Mi ricorda l’infanzia felice tra campagna, chiesa e banda musicale".

Occuparsi di cibo significa anche parlare di uomo e natura, come scrivete in Greens, che è anche brano sulla natura dove gli alberi sono come griots.

"Esatto. Per questo abbiamo chiesto al rapper americano Kokayi e alla cantante sudafricana Indwe di scrivere testi sul tema. Volevamo che Food non fosse un esercizio di stile, ma che questo avesse una valenza politica. La stessa che assume il brano A Çimma di Fabrizio De André che viene qui interpretato magistralmente dal figlio Cristiano".

Come avete lavorato con Omar Sosa?

"Abbiamo passato molto tempo a registrare sul campo i suoni legati alla catena dell’enogastronomia, diventati poi basi musicali per le nostre composizioni. Sono voci di ristoratori, di persone che declamano la ricetta della zuppa berchiddese in sardo. Di un anziano americano che ringrazia Dio prima del pasto o dei Pregoneros cubani che afferiscono alle religioni animiste. Ma sono anche i suoni di forchette e coltelli, il tintinnio di un calice o lo scoppiettio del fuoco sul quale si cucina alla brace".

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