Furti in ospedale a Bologna: "Mio padre morto solo. Ed è pure sparita la fede". Scatta la denuncia

Carmine è deceduto al pronto soccorso dell’ospedale Maggiore. La figlia Anna: "L’anello d’oro non si trova più, lui non lo toglieva mai Ho pensato potesse essersi sfilato in ambulanza, ma era stretto"

L’anziano è stato ricoverato in pronto soccorso e morto poche ore dopo (foto di repertorio)

L’anziano è stato ricoverato in pronto soccorso e morto poche ore dopo (foto di repertorio)

Bologna, 2 febbraio 2023 –  “Non solo non è stato permesso a nessuno di noi famigliari di assistere mio padre negli ultimi momenti della sua vita. Ma la fede che portava al dito sempre, ogni giorno, è scomparsa". Anna non ha avuto neppure il tempo di piangere suo padre Carmine, morto a mezzanotte e cinquanta di martedì al Maggiore. Troppa la rabbia per quello che è accaduto al genitore, troppa la necessità di capire, per cui adesso ha sporto denuncia al posto di polizia dell’ospedale e inviato anche una richiesta di verifiche all’Ausl, "perché si faccia chiarezza su quanto accaduto dal momento in cui mio padre è stato portato in ambulanza al pronto soccorso a quando, intorno alle 21,30, siamo riusciti a vederlo per l’ultima volta, prima di essere cacciati dalla stanza dell’area rossa, dove è morto due ore dopo".

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Tutto è iniziato nel pomeriggio di lunedì, quando le condizioni di salute di Carmine, 86 anni, si sono aggravate e l’uomo ha avuto un’emorragia. La famiglia ha subito chiamato il 118 e il paziente è arrivato in pronto soccorso alle 18,09. Dopo essere stato visitato, Carmine è stato portato nell’area rossa e i figli sono stati avvertiti che il quadro clinico era critico. "Mio fratello e la mamma sono riusciti a vederlo alle 21,30. Io sono arrivata pochi minuti dopo", racconta Anna. Che, stringendo in quei terribili momenti le mani a suo padre, ha notato che non indossava più la fede.

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"Mio padre quando è stato portato via da casa in ambulanza era coperto di sangue – dice la figlia –. Quando l’ho rivisto in ospedale era pulito. All’inizio ho pensato che la fede si potesse essere sfilata mentre lo pulivano. Ma era un anello stretto, non veniva via facilmente". Malgrado ai famigliari dei pazienti sia di solito concesso di rimanere ad assistere i propri cari fino alla fine, "a noi hanno detto di andare via, perché lì non potevamo stare". Poi, due ore dopo, la chiamata che annunciava la morte del papà e la comunicazione che gli effetti personali dell’anziano sarebbero stati riconsegnati la mattina dopo in camera mortuaria. "Quando mi hanno dato il sacchetto, l’ho subito aperto davanti all’addetta. E la grossa fede d’oro, con scritto ‘Giannina e Minuccio - 20 aprile 1963’ non c’era. Minuccio era il soprannome di papà. Sono quindi andata dove custodiscono i preziosi ritrovati. Non c’era neppure lì. E allora mi sono arrabbiata, perché già è terribile perdere un padre. E subire pure il furto di un ricordo tanto caro accresce il dolore. Tra l’altro, non ho potuto vedere mio padre neppure in camera mortuaria. Niente fino al funerale. Ed è terribile".

L’Ausl, intanto, fa sapere di aver "parlato con la signora, da cui abbiamo appreso ulteriori informazioni che vengono fornite in caso di decesso di un paziente. Su queste l’Azienda lavorerà come sempre di fronte a una segnalazione per favorire azioni di miglioramento". E sono già partiti accertamenti, con la richiesta a 118, pronto soccorso e camera mortuaria di relazioni per chiarire quanto accaduto.

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