Festa per il Gay Pride al centro estivo di Casalecchio, l'ira del ministro Fontana

"Fatto gravissimo: sono allibito". Bufera sul centro estivo

Il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana

Il ministro della Famiglia Lorenzo Fontana

Bologna, 14 luglio 2018 - Da Roma partono i missili: «allibiti» e «preoccupati». Due aggettivi, due bombe su Casalecchio, rossa periferia di Bologna. Il ministro della Famiglia, Lorenzo Fontana, leghista, ripete le parole mentre guarda le immagini dei bambini da 1 a 5 anni con i volti dipinti dei colori dell’arcobaleno, sintesi di un’attività svolta venerdì scorso al centro estivo per «festeggiare il gay pride».

I genitori non erano stati informati e alcuni sono insorti; le educatrici hanno raccontato favole a tema e commissionato disegni ai piccini, alla vigilia del corteo di sabato scorso. «Quanto accaduto ci preoccupa», insiste il ministro, uno che di certo non le manda a dire. Una bufera sul Comune guidato dal sindaco Pd, Massimo Bosso, e sulla cooperativa che ha in concessione la struttura. Così il caso, raccontato da Qn, diventa materiale da arena politica.

«Siamo allibiti e preoccupati, sia perché in questa vicenda sono coinvolti bambini molto piccoli, sia perché l’iniziativa è stata presa all’insaputa dei genitori e, quindi, senza il loro consenso preventivo», aggiunge Fontana. Il ministro, cattolico e noto per le sue posizioni nette su aborto e nuclei tradizionali e arcobaleno, ragiona su un tema in particolare: «Non si capisce quale presunto ‘criterio educativo’ sia stato adottato. Ci auguriamo quindi che sia avviato, come annunciato dalla cooperativa, un attento e doveroso approfondimento dei fatti e delle responsabilità», dice ancora.

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Il senatore di Forza Italia Galeazzo Bignami ha subito presentato sul caso un’interpellanza ai ministri dell’Istruzione e a Fontana per chiarire i contorni di una iniziativa «inopportuna, strumentale e provocatoria». La rabbia è bipartisan tanto che Pier Ferdinando Casini, senatore di Per le Autonomie ma eletto col Pd, parla di «infortunio grave degli educatori della cooperativa che gestisce il campo» auspicando però che «nessuno voglia strumentalizzare la questione oltremisura».

Per Casini «non si tratta né di destra né di sinistra, né del rispetto che tutti abbiamo per le diverse condizioni in cui ciascuno vive la propria sessualità. Qui si tratta di serietà e di buon senso». Lucia Borgonzoni, volto bolognese del Carroccio e sottosegretario ai beni culturali, attacca: «Credo che si arrivi, in nome del politicamente corretto, oltre l’assurdo. Gli adulti dovrebbero imparare a non usare i bambini per scopi politici. L’educatrice che ha preparato i lavori farebbe bene a lasciare la scuola».

E la Curia? Nessun commento ufficiale per ora dalla Diocesi guidata da Matteo Zuppi. Ma don Bruno Biondi, parroco della vicina chiesa di Santa Lucia, non ha dubbi: «Sono d’accordo con i genitori che protestano, le famiglie vanno sempre coinvolte». Ma è una la domanda cui il prelato non trova risposte: «Quali competenze hanno le educatrici per affrontare un tema del genere?».

 

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