Gina Fasoli, una vita per la storia

Biancastella

Antonino

A Gina Fasoli, docente emerita di Storia medievale dell’Unibo di fama internazionale, autrice di una serie sterminata di articoli e saggi, premiata con l’Archiginnasio d’oro, l’Enciclopedia Treccani ha riservato poche righe e Il Dizionario Biografico degli Italiani neanche la cita. Aveva ragione allora, quando, con sottile ironia, diceva di sé: "Sono l’unico professore di storia che sa ricamare" per sottolineare il fatto, rilevante, che per la prima volta una cattedra di Storia medievale era stata affidata a una donna, cui toccava, però, il compito di dover dimostrare, giorno dopo giorno, di meritare il traguardo raggiunto. Gina nasce a Bassano nel 1905; rimasta orfana piccolissima, a 10 anni si trasferisce con la madre a Bologna che diventa la sua città di adozione. Si diploma al Liceo Minghetti e si laurea in Lettere con una tesi sugli Statuti comunali, relatore il prof. Torelli di paleografia. Il taglio e l’argomento di quella sua prima prova di studio, la storia e i problemi che riguardavano la società medievale, saranno il pane quotidiano di Gina nel prosieguo della sua carriera. Nel 1927 il prof. Simeoni la chiama come assistente e in quegli anni la giovane docente fa l’apprendistato più proficuo, impadronendosi di quello stile di insegnamento che riuscirà poi a trasmettere ai suoi allievi: non basta studiare o elaborare le informazioni per acquisire la conoscenza, perché è dalla discussione fra maestro e allievo che emergono quelle riflessioni che fanno avanzare la scienza. È per questa sua attitudine all’insegnamento e per la sua pazienza, che la prof. Fasoli è stata amata e considerata una "maestra eccezionale", fuori e dentro l’Università. Gina nel 1943, in piena guerra, torna a Bassano e vi trascorre alcuni anni dedicati allo studio, poi durante la ricostruzione partecipa al primo concorso a cattedra; lo vince a Catania dove resta fino a quando nel 1957 tornerà nella sua amata Bologna come ordinaria di Storia Medioevale; qui formerà generazioni di studenti, finché nel 1975 andrà in pensione, ma non finirà certo di scrivere di "Storia". Si spegne a Bologna nel 1992.

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