Bologna, 21 aprile 2022 - Sarà una grande immagine a mezzo busto quella di Gino Strada, che verrà presto realizzata sulla Casa della Pace di Casalecchio di Reno, alle porte di Bologna. L'opera consisterà in un maxi-murales del fondatore di Emergency con al suo fianco, scritta molto in grande, una delle sue frasi più iconiche: "Io non sono un pacifista, io sono contro la guerra". L'amministrazione locale infatti ha già dato il suo ok, ma si attende ora il parere della Sovrintendenza, dato che quello è un edificio storico, l'ex Filanda, oggi sede dell'associazione di Percorsi di pace.
Il progetto
Nonostante manchi ancora l'ultimo nulla osta, il disegno è comunque pronto ed è già stato svelato in apertura dell'incontro alla Casa della Conoscenza di Casalecchio, dove il vignettista e giornalista Vauro Senesi ha presentato il suo libro "La Regina di Kabul", una raccolta di storie sull'ospedale di Emergency nella capitale afghana e di come Gino Strada lo aprì. Tornando sul murales Percorsi di Pace ha così commentato l'iniziativa: "Siamo molto orgogliosi di questo progetto: volevamo offrire a chi passa e a chi frequenta la Casa della Pace l'immagine di un personaggio eccezionale, con una frase che è stata anche motivo di discussione fra noi: provocatoria e forte come il personaggio, oltre che estremamente attuale". Presente alla serata anche Elvis Pregnolato, in arte Mambo, che sarà il disegnatore del murales, al quale l'associazione si augura a questo punto possa iniziare a lavorarci il prima possibile.
La frase
"Non sono un pacifista significa - ha spiegato Vauro nel corso della serata - "che non sono un inerme, uno che non si arrabbia, uno che non reagisce. Sono invece uno capace di conflitto verbale, di conflitto di idee, di visione, di motivazioni e di esperienze, e quindi non rifiuto il conflitto, ma la violenza delle armi, la violenza organizzata, delle potenze e degli eserciti". Gino Strada denunciava il crimine che la guerra è, e non voleva armi nel suo ospedale. Nel libro Vauro racconta di come l'esperienza dell'ospedale di Kabul provi 'sul campo' che la nostra sicurezza è essere disarmati. "Essere contro la guerra - ha aggiunto - non significa prendere le parti dell'uno o dell'altro, ma prendere le parti della pace: essere contro le armi, ed esserlo fattivamente e attivamente come lo si è quando si curano le ferite delle armi e quando si denuncia con rabbia e indignazione le condizioni di disumanità che determinano che un bimbo muoia", come appunto è raccontato anche nel proprio libro.
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