Giovanna e Adolfo, morti uno dopo l’altra. "Ma non dite che sono stati abbandonati"

Secondo gli inquirenti, sarebbe deceduta prima la donna per un malore e poi il marito si sarebbe lasciato andare per il dolore. Il nipote che ha dato l’allarme: "Non si facevano mai aiutare, bastava un cenno e saremmo partiti". La tragedia due settimane fa

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di Nicola Bianchi

"Mi sento in colpa, ma allo stesso tempo sono molto arrabbiato". Mauro è il nipote di Giovanna Di Pierro e Adolfo Masetti. Colui che domenica ha dato l’allarme.

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Mauro, è arrabbiato perché?

"Perché gli zii erano due zucconi, non si volevano fare mai aiutare. A Natale dovevamo trascinarli a forza al pranzo con tutta la famiglia. Potevano avvertirci del loro ricovero, potevano chiedere aiuto quando si sono trovati in difficoltà, invece...".

Quando è stata l’ultima volta che li ha sentiti?

"All’inizio di ottobre, prima che entrambi finissero in ospedale che, abbiamo saputo solo poi, è stato il 7 di quel mese".

Motivo?

"Zia Giovanna era caduta in casa, mentre lo zio venne trovato fuori a vagare in stato confusionale e a chiedere aiuto. Quando lo hanno trovato, non si ricordava nemmeno dove abitava. Rimasero in ospedale fino al 10, poi tornarono probabilmente accompagnati dall’ambulanza. Ma nessuno ha mai saputo nulla".

Nemmeno i vicini?

"No. Nemmeno del loro ricovero. E non sapevano fossero tornati".

Da inizio ottobre a domenica scorsa non ha più chiamato: per questo si sente in colpa?

"Solitamente li chiamavo ogni mese. Io e la mia famiglia abitiamo lontani, l’ultima volta li avevo sentiti molto bene, mi parlarono delle loro cose come sempre. Lo zio Adolfo mi raccontava sempre della sua passione per le fotografie. Bastava un loro avviso e partivamo. Come tutte le altre volte".

Restiamo a domenica. Lei li chiama ma non ha risposta. Cosa succede poi?

"Mi precipito in via Tiarini, al campanello però nessuno risponde. Sono andato a cercarli anche in chiesa, sembravo un matto, banco per banco, a vedere se tra tutte le persone c’erano anche loro. Abbiamo chiamato ospedali, case di riposo, sentito i vicini. Ma niente".

Così alla fine ha deciso di chiedere aiuto al 113...

"Esatto. Con i poliziotti sono arrivati anche i vigili del fuoco e l’ambulanza. Ho sempre temuto il peggio: quando i vigili sono entrati nell’appartamento, si sono voltati verso di me e dal quello sguardo ho capito tutto".

Lei è stato chiamato a riconoscerli, non è vero?

"Zio era in cucina, zia in camera da letto. Sembravano due mummie. Morti da tempo, parlano di 10-15 giorni. E’ terribile".

Secondo gli inquirenti, prima sarebbe morta Giovanna, poi Adolfo, il quale non sarebbe più stato in grado di gestirsi e si sarebbe lasciato andare. Concorda come ricostruzione?

"Non posso saperlo. Chi, del resto, può saperlo? Se prima è morta lei, credo che dopo qualche ora sia morto anche lui. Forse è crollato nel vederla senza vita. Oppure è successo il contrario. Tanti anni fa, quando lo zio si sentì male, zia andò nel panico e fu ricoverata. Può essere accaduta la stessa cosa anche adesso".

Le hanno detto se faranno l’autopsia?

"Non credo. Stiamo comunque attendendo la decisione della Procura".

La casa era in ordine?

"Completamente".

Chi erano Giovanna e Adolfo?

"Una cosa sola. Un cordone ombelicale fortissimo. Una coppia di quelle dei film. Si bastavano l’un l’altra, non chiedevano mai aiuto. Avevano i loro ritmi e guai a chi glieli toccava. Un giorno mi presentai con i nipotini, loro stavano uscendo per la passeggiata e mica sono riuscito a fargli cambiare idea. Così era deciso e così si doveva fare. Ripeto, erano due zucconi (sorride dolcemente, ndr). Per questo una parte di me è molto arrabbiata perché non dovevano farsi trovare in quello stato. Bastava un cenno, saremmo partiti. Come domenica, quando non rispondevano al telefono, siamo corsi. E dispiace...".

Cosa?

"Sentire ora qualcuno affermare che sono stati abbandonati da tutti. Perché non è così...".

 

 

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